La Svizzera boccia referendum sul tetto agli stipendi
La ricca Svizzera ha respinto il referendum volto a porre un tetto agli stipendi dei manager delle società operanti nel Paese. L’iniziativa era stata portata avanti dai dalla Gioventù socialista svizzera e da altri movimenti di sinistra. La proposta era fondata sul principio dell’ “1:12” per salari equi e si prefiggeva un tetto massimo agli stipendi dei manager. In particolare i propositori chiedevano che la remunerazione più alta non potesse superare di dodici volte la remunerazione più bassa nella stessa impresa. L’obiettivo era semplice: limitare i casi in cui i manager prendono in un mese più di quanto un operaio prende in un anno.
La bocciatura del referendum si è tradotta in una doppia sconfitta perché in nessuno dei 26 cantoni della Confederazione Svizzera si è raggiunto il 50% dei voti favorevoli. Non solo. Le proiezioni Ssr dicono che oltre il 65% dei votanti è stato sfavorevole a tale iniziativa. Deve però essere sottolineato che al voto si sono recati solo il 40% degli aventi diritto e quindi comunque solo una minoranza si è effettivamente espressa contro tale provvedimento. Una piccola nota riguarda il Canton Ticino ovvero quello più “italiano”: in questo caso il l’obiettivo è stato mancato di soli 2000 voti ed i favorevoli alla proposta sono stati il 49% dei votanti.
Le motivazioni della sconfitta sono da ricercare negli scarsi appoggi ottenuti dai giovani socialisti in Svizzera. La proposta è stata infatti osteggiata sia da Parlamento e Governo rappresentati da partiti di centro e di destra, sia dalle associazioni degli imprenditori. Corre l’obbligo di ricordare che proprio nel Paese elvetico hanno sede molti colossi della farmaceutica come Novartis e Roche.
Tre sono i motivi indicati alla base del mancato appoggio. Per prima cosa, secondo gli oppositori un tetto agli stipendi dei manager avrebbe portato imprese e manager a lasciare la Svizzera. In secondo luogo, l’imposizione di un limite avrebbe potuto intaccare l’equilibrio tra entrate fiscali e sistema pensionistico. Infine è imminente nel Paese l’entrata in vigore della legge Minder che prevede che nelle società quotate in Borsa sia l’assemblea degli azionisti a stabilire il tetto massimo alla remunerazione dei manager. Questa norma è evidentemente incompatibile con un tetto fissato per legge.
Dalle prime dichiarazioni rilasciate al ilfattoquotidiano.it non appare deluso Filippo Rivola, vicesegretario nazionale dei giovani socialisti svizzeri, che afferma come sulla sconfitta abbia pesato molto la campagna di opposizione fatta dalla maggior parte dei partiti, che ha potuto godere di notevoli finanziamenti economici. Per Rivola, che nel frattempo ha annunciato una raccolta firme per contrastare la speculazione finanziaria sui beni alimentari, non si tratta comunque di una sconfitta in quanto si è riusciti a portare l’attenzione del Paese su un tema alquanto spinoso.