Studio Spi-Cgil, tasse record per chi deve staccare l’assegno della pensione in Italia
I pensionati italiani sono i più tartassati del Vecchio Continente. Chi ha raggiunto l’età per abbandonare la scrivania è meglio che si prepari psicologicamente: a portare un peso importante della pressione fiscale sulle spalle sono proprio gli ex lavoratori. In Italia ben il 30,4 per cento del totale del prelievo Irpef è sostenuto dalle tasche dei pensionati.
Questo dato tradotto in soldoni rappresenta circa 44,4 miliardi estratto dalle busta-paga di 15,3 milioni di lavoratori a riposi su un totale di 145,9 miliardi di euro che l’erario incassa ogni anni da oltre 40 milioni di contribuenti. In altre parole nel Belpaese i pensionati non sono affatto nel paese dei Bengodi: si trovano a pagare di più rispetto ai loro alter ego che abitano nel resto d’Europa e si mettono in tasca ben poco.
E’ questa la fotografia scattata da uno studio della Spi – Cgil, il sindacato dei pensionati, che si lamenta, oltre che della caduta del potere di acquisto degli assegni e della carenza del sistema assistenziale per i più anziani, anche della questione fiscale. La trappola fiscale che pesa sulle tasche dei pensionati italiani è lampante: chi ha raggiunto l’età per staccare l’assegno dell’Inps si trova in una condizione peggiore di quella in cui si trovano i francesi, i tedeschi, gli spagnoli e gli inglesi.
Prendendo ad esempio il reddito medio del pensionato italiano, pari nel 2009 a 13.700 euro lordi all’anno e si applicano le aliquote, si evince che il gruzzolo che resta in tasca è pari a 11.631 euro. In Gran Bretagna, in Francia e in Germania invece nelle casse dell’Erario non entra un quattrino: l’assegno resta intatto.