Notizie Stretta Fed più vicina mette in ansia le valute emergenti

Stretta Fed più vicina mette in ansia le valute emergenti

9 Febbraio 2015 09:47

Primi scorci della nuova ottava con riflettori ancora puntati sulla prospettiva di un possibile rialzo anticipato dei tassi negli Stati Uniti dopo l’ennesima prova di forza arrivata dal mercato del lavoro. Il dollaro Usa, dopo lo sprint di venerdì a seguito della diffusione delle non farm payrolls di gennaio, decisamente superiori alle attese con cospicue revisioni al rialzo anche dei dati relativi ai mesi precedenti. 

Il cambio euro/dollaro venerdì è ridisceso verso area 1,13, mentre oggi viaggia in moderata salita a quota 1,1345. 

I dati sul mercato del lavoro Usa di gennaio hanno mostrato anche segnali di ripresa della dinamica salariale. Cresce quindi l’attesa per possibili sviluppi sul fronte tassi. Secondo gli analisti di Mps Capital Services non è da escludere la cancellazione dell’aggettivo “paziente” nel meeting Fed del 18 marzo “oltre che ad un’eventuale anticipazione del timing del primo rialzo tra il secondo ed il terzo trimestre rispetto alle attese di mercato prima posizionate al quarto trimestre”. 

Sotto pressione lira turca e real 

I rischio rialzo tassi oltreoceano si fa sentire anche sulle valute dei mercati emergenti che hanno aperto la settimana sotto pressioni a vendere. Da segnalare soprattutto il movimento discendente della lira turca. L’Usd/Try ha raggiunto un nuovo massimo storico a 2,4820 in scia alla nuova presa di posizione del presidente Erdogan che insiste a ritenere la banca centrale responsabile di decisioni errate sui mutui. Nuovi minimi a 10 anni per il real brasiliano. “Come previsto, a gennaio l’inflazione brasiliana è salita al 7,14% su base annua – rimarca Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst di Swissquote Europe Ltd – Il surriscaldamento dei prezzi dovrebbe continuare, visto che il governo si sta allontanando dalla politica dell’abbassamento dei prezzi. Le discrete opzioni call standard, che si susseguono sopra 2,70/2,75, dovrebbero fornire supporto perché la propensione per il carry trade rallenta in scia ai falchi della Fed e all’aumento delle volatilità”.