Notizie Notizie Italia Stiglitz sull’Italexit: sarebbe costosa, ma senza un’Europa diversa l’Italia rischia 20 anni di recessione

Stiglitz sull’Italexit: sarebbe costosa, ma senza un’Europa diversa l’Italia rischia 20 anni di recessione

9 Luglio 2018 11:45

Joseph Stiglitz, conferma i propri forti dubbi sulla sostenibilità dell’euro puntualizzando però che l’opzione di uscita dall’Euro rappresenta solo l’ultima spiaggia. Il premio Nobel per l’Economia nel 2001 porta avanti da diverso tempo la tesi che l’Europa debba ripensare l’attuale sistema per creare i presupposti per la sua sopravvivenza. Relativamente all’Italia, Stiglitz chiarisce in un’intervista concessa al Sole 24 Ore la sua posizione. L’uscita dall’euro non è certo una soluzione indolore per il Belpaese, anzi.  “Uscire dall’euro non è l’opzione migliore per l’Italia. L’opzione migliore è restare nell’eurozona e riformarla dall’interno. Ma se non fosse possibile cambiare le regole e la struttura della moneta unica, il vostro Paese alla fine potrebbe non avere scelta. L’abbandono dell’euro è solo l’ultima spiaggia”, argomenta Joseph Stiglitz.

Posizione scettica sull’Eurozona anche quella di un altro premio Nobel Robert Shiller: “Non ho mai pensato che la moneta unica europea fosse una buona idea, ma spero che l’Italia non ne esca. Sarebbe una notizia più destabilizzante della Brexit“.

Prima opzione è una riforma strutturale dell’Europa

Il professore alla Columbia University ritiene quindi che l’uscita dall’euro da parte dell’Italia o di un altro paese va vista come un’ultima spiaggia, poichè avrebbe un costo elevato. Di gran lunga preferibile è una riforma strutturale dell’Euro, che però vede come principale ostacolo la Germania.

“L’Italia ha fatto molte riforme, ma non hanno portato per ora grandi benefici tangibili dal punto di vista della crescita – sostiene Stiglitz nell’intervista pubblicata ieri da Il Sole 24 Ore – . Questa non è dunque la risposta per cambiare la situazione nel breve periodo. Ciò che andrebbe riformato strutturalmente, invece, è l’Eurozona. Se non si arriva a un minimo di condivisione dei rischi, l’Unione monetaria non può sopravvivere. La Germania deve capirlo”.

 

Italexit ultima spiaggia

Guardando a uno scenario di Italexit, le maggiori preoccupazioni di risparmiatori e cittadini sono le ripercussioni nell’immediato. Il concreto rischio è di fuga di capitali dall’Italia. Stiglitz non nega che si tratterebbe di un’opzione costosa e per questo la migliore opzione per l’Italia sarebbe restare nell’Eurozona “ma questa si deve riformare: altrimenti l’Italia rischia di restare stagnante o in recessione per altri 20 anni. Questo è il punto: ve lo potete permettere? La vita è fatta di scelte, a volte anche difficili. Qui bisogna mettere sulla bilancia i costi di restare e quelli di uscire. I problemi legali possono essere superati con riforme e intelligenti stratagemmi giuridici. Ci sono molti modi per proteggere gli asset”.

In tal senso l’economista specifica che se un Governo volesse abbandonare l’euro dovrebbe decidere in maniera veloce e tempestiva. E ovviamente servirebbero dei meccanismi di controllo dei capitali.

I trattati non prevedono una procedura di uscita dall’Euro, ma nel caso il cambio di moneta dovrebbe essere fatto “molto velocemente”. “Poi per cambiare il contesto normativo multilaterale servirà molto tempo, ovvio, ma qui stiamo parlando di una decisione unilaterale”.

La terza via: a uscire dall’Euro potrebbe essere la Germania

In estrema sintesi, Stiglitz non caldeggia l’uscita dell’Italia dall’euro, che certo sarebbe costosa, ma è un’ultima spiaggia in caso di fallimento di riforma dell’Europa e i Paesi deboli continuassero a soffrire un’emorragia di capitali a favore di quelli più forti.

Una scappatoia, una sorta di terza via, sarebbe l’uscita della Germania dall’euro “oppure potrebbe essere sempre la Germania a fare qualcosa per riequilibrare l’Europa. Per esempio dovrebbe alzare i salari dei lavoratori tedeschi e incrementare la spesa”.

L’economista a stelle e strisce a inizio mese aveva nuovamente puntato il dito contro Berlino, che ritiene primo responsabile dell’attuale impasse europeo: “Il problema è la riluttanza della Germania che blocca ogni cambiamento”.