Stati Uniti schiacciati tra rallentamento e paura dell’inflazione
La stima preliminare del prodotto interno lordo, ossia l’output di merci e servizi prodotti negli Stati Uniti, è cresciuto a un tasso annuo dell’1,3% nel primo trimestre del 2007. Nel quarto trimestre del 2006 il pil era cresciuto del 2,5%.
Le prime quattro righe del comunicato con cui il Dipartimento per il commercio statunitense ha reso noto l’atteso dato macroeconomico hanno investito i mercati finanziari come un vento gelido di burrasca portando una forte ondata di ordini in vendita. I principali indici europei e i future sui listini americani, prudenti nelle ore precedenti il rlascio del dato, hanno sterzato decisamente in territorio negativo. In contemporanea con la virata degli indici azionari da segnalare l’avanzata dei treasury e il nuovo record dell’euro sul dollaro a 1,3682 contro il precedente 1,3666.
Le attese degli analisti prevedevano una crescita dell’1,8%, dato comunque inferiore rispetto a quello dell’ultimo quarto dello scorso anno, ma l’economia americana ha dimostrato una frenata ancora più vigorosa. Bisogna risalire a quattro anni fa per ritrovare una rilevazione peggiore. Nel primo trimestre del 2003, il pil americano crebbe solo dell’1,2%.
Dalla scomposizione del risultato per settori viene messa in evidenza la crescita della spesa dei consumatori americani, +3,8%, in rallentamento dal +4,2% registrato nell’ultimo trimestre del 2006, e degli investimenti dell’industria, ritornati in territorio positivo (+2,%) dopo il calo del 3% fatto registrare nell’ultimo trimestre dello scorso anno. I principali freni alla crescita statunitense sono stati rappresentati dalle esportazioni, in calo dell’1,2% a fronte di un balzo del 10,6% negli ultimi tre mesi dell’anno passato, e dall’andamento fortemente negativo spesa in immobili residenziali, crollata del 17% dopo i dati altrettanto negativi del terzo e quarto trimestre 2006, -18,7% e -19,8% rispettivamente. Negativo anche il contributo degli investimenti in scorte da parte delle imprese e della spesa federale. Non meno rilevante l’incremento del pce core, l’indice dei prezzi sulle spese per consumi personali, che ha fatto segnare un incremento del 2,2% dall’1,8% precedente, attestandosi poco sopra le attese degli analisi (+2,1%).