Stati Uniti: la Federal Reserve conferma il tasso sui Fed Funds all’unanimità
Nella prima riunione dell’anno, la Federal Reserve ha confermato il costo del denaro statunitense nel range 0,5-0,75 per cento. La decisione, correttamente pronosticata da 93 dei 94 analisti contattati da Bloomberg, scaturisce dalla volontà di far digerire al mercato il rialzo di 25 punti base annunciato nell’ultima riunione del 2016 e rispecchia la necessità di valutare con attenzione un contesto decisamente volatile.
La conferma dei tassi è stata varata all’unanimità. Nel comunicato con cui annuncia la sua decisione, l’istituto con sede a Washington riconosce che l’economia continua a crescere “a un tasso moderato” e che il mercato del lavoro “si conferma solido”. Dal fronte prezzi, nonostante in aumento, l’inflazione “si conferma sotto la soglia di lungo termine del 2%”.
A questo punto la sensazione generale è che molto dipenderà dall’impatto delle misure che la nuova amministrazione deciderà di adottare. Passata la luna di miele con i mercati, l’esecutivo è ora sotto la stretta sorveglianza degli operatori.
Se in campagna elettorale la Fed è stata più volte accusata di essere una succursale democratica, Trump non ha perso occasione per rimarcare la necessità di una normalizzazione della politica monetaria, oggi la situazione è profondamente cambiata.
Dopo che il neo-presidente ha pubblicamente accusato l’euro (chiamato con spregio “marco tedesco”) di essere sottovalutato, risulta oggettivamente più difficile spingere sull’acceleratore delle strette monetarie visto che qualsiasi intervento restrittivo è destinato a favorire il biglietto verde e quindi a peggiorare la competitività del “made in USA”.
Dal canto suo, la Fed ha già fatto sapere che il costo del denaro nel 2017 potrebbe essere alzato tre volte. Di conseguenza, nel meeting del prossimo 15-16 marzo, quando è in calendario anche una conferenza stampa del n.1 Janet Yellen, potremmo assistere a una nuova stretta.