Notizie Notizie Mondo Spread dimezzato ed Eurozona al riparo. Il raccolto di Draghi un anno dopo la mossa salva euro

Spread dimezzato ed Eurozona al riparo. Il raccolto di Draghi un anno dopo la mossa salva euro

24 Luglio 2013 13:11
La semina del 24 luglio 2012 non ha mancato di dare i suoi frutti. Le parole pronunciate esattamente un anno fa dal presidente della Bce, Mario Draghi, hanno lasciato un segno probabilmente indelebile sulle prospettive di medio-lungo termine dell’eurozona che ora guarda con meno timore alla crisi del debito. E l’andamento dei mercati testimonia gli effetti benefici che tale mossa ha avuto sull’umore degli investitori e sulla loro propensione a investire su mercati ritenuti a rischio come Italia e Spagna. La perentoria frase pronunciata durante una conferenza a Londra esattamente 12 mesi fa, affermando semplicemente che la Bce avrebbe fatto tutto quanto necessario per salvare l’euro, ha di fatto cambiato lo scenario per l’euro. Un anticipo del varo del piano OMT (Outright monetary transactions), il programma straordinario di acquisti diretti di titoli di Stato sul mercato secondario, che ha rappresentato il paracadute che i mercati bramavano e la sua sola presenza (la Bce non ha mai avuto la necessità di utilizzarlo) ha agito da antidoto contro ogni possibile speculazione contro la sopravvivenza dell’euro.

Meccanismo dell’Omt che Draghi non ha avuto la necessità di adottare nel concreto grazie al calo del costo del finanziamento del debito per i Paesi Periferici che la dichiarazione d’intenti ha comportato. “Da quel giorno un anno fa Draghi ha ottenuto costi di finanziamento inferiori per i Paesi debitori in difficoltà senza spendere un centesimo del bilancio della BCE“, sottolinea Chris Iggo, chief investment fixed income di Axa Investment Managers.

Non solo spread, euro più forte e mercati periferici rigenerati
Numeri alla mano in questi dodici mesi è tornata la fiducia sugli asset che prima dell’intervento in scivolata di Draghi venivano ritenuti dagli investitori internazionali eccessivamente a rischio. Gli acquisti sono tornati a baciare i bond dei Paesi periferici con livelli praticamente dimezzati per lo spread Btp/Bund passato da 530 punti base ai 270 circa attuali. Il rendimento del decannale italiano era di oltre il 6,5% rispetto al 4,3% attuale. Di contro nello stesso arco di tempo il rendimento di bond core quali Treasury e Gilt è salito di circa 1 punto percentuale con conseguenti ritorni negativi per chi è rimasto su quegli asset class core.
L’euro dal canto suo sui mercato valutari ha guadagnato quasi 10 punti percentuali rispetto al dollaro. Volgendo all’azionario sono stati sempre i mercati periferici i principali beneficiari in questi ultimi 12 mesi: l’Ibex 35 iberico segna un +37% seguito da Piazza Affari con quasi +33% grazie soprattutto al rally generalizzato del comparto finanziario sospinto dall’effetto spread.

Cambiata anche la strategia comunicativa dell’Eurotower sui tassi

Da quel giorno del luglio 2012 la Bce ha continuato a monitorare costantemente la situazione, limitandogli interventi a un unico taglio del tasso di rifinanziamento principale di 25 punti base. C’è stato però anche il cambio di strategia di comunicazione di Draghi che proprio nell’ultimo meeting Bce ha dato per la prima volta una guidance sui tassi. Il presidente della Bce ha affermato infatti che i tassi di interesse rimarranno allo 0,5% o a livelli più bassi ancora a lungo, lasciando sul tavolo l’opzione di portare in negativo il tasso sui depositi se la situazione economica lo renderà necessario. Ed è qui che l’Eurotower è chiamata a compiere l’ulteriore passo favorendo un’uscita rapida e convincente dalla spirale recessiva. In tal senso indicazioni confortanti sono arrivate oggi dai dati preliminari sugli indici Pmi di Germania e Francia, le prime due economie dell’eurozona. Il Pmi manifatturiero tedesco è tornato sopra la soglia critica dei 50 punti, che fa da spartiacque tra contrazione ed espansione dell’attività economica, agevolando l’analogo passaggio sopra l’asticella dei 50 per il Pmi dell’eurozona per la prima volta negli ultimi due anni. Segnali di ripresa che potrebbero permettere alla Bce di temporeggiare fino alle elezioni politiche tedesche di settembre.