Spread corre verso muro 300 pb, umore nero per Intesa e Unicredit alle prese con livelli chiave
Il rischio Italia torna a turbare Piazza Affari e in particolare il settore bancario. Lo spread continua la sua salita, iniziata ieri pomeriggio in coincidenza con l’emergere del rumor di una lettera dall’UE in arrivo per l’Italia. Secondo le indiscrezioni riportate da Bloomberg, Bruxelles si appresterebbe a comminare all’Italia una multa da 3,5 miliardi di euro, per non aver osservato gli impegni presi per ridurre i propri livelli di debito e deficit. Inoltre, il vice premier Matteo Salvini sembra intenzionato a portare avanti una linea più dura sul fronte conti pubblici, con il possibile sforamento dei vincoli di bilancio. Ieri sera il leader leghista, forte del successo alle elezioni europee, ha confermato l’intenzione di andare avanti con uno shock fiscale con il costo della flat tax al 15% che è stato valutato dallo stesso Salvini nel range tra 30 e 50 miliardi di euro.
“L’arrivo della lettera (previsto per venerdì) sembra costituire la riapertura delle ostilità tra l’italia e l’EU dopo la pausa elettorale”, sottolinea Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.
Spread a 300 preoccupa, ma per le banche l’incubo è quota 400
Lo spread Btp-Bund si è spinto questa mattina fino a 289 pb dai 280 della chiusura di ieri. Un segnale di preoccupazione arriverebbe con spread di nuovo in area 300 pb, mai visto in questi primi 5 mesi del 2019. “una sorta di livello di pre-allarme – argomenta Vincenzo Longo, market strategist di IG markets, intervenuto ieri allo speciale elezioni di Finanzaonline TV – ma la soglia critica, rimarca Longo, sono i 400 pb poiché a quel punto anche i bilanci delle banche sarebbero fortemente impattati e l’Italia rischierebbe di cadere sotto l’investment grade”.
Intesa alle prese con livelli chiave, titolo ai minimi da agosto 2016
Tra i singoli titoli si conferma la debolezza delle banche, appesantite proprio dal caro spread. Unicredit, tra le banche con maggiore esposizione ai Btp, cede oltre il 2%; tra i punti chiave del prossimo piano di Unicredit ci sarà proprio la riduzione dell’esposizione ai titoli di Stato italiani; in affanno anche l’altra big Intesa Sanpaolo con -1,6%. Il titolo dell’istituto guidato da Carlo Messina sta infatti allungando sotto la soglia di 1,90 euro (minimo intraday a 1,86), testando i minimi dal lontano agosto 2016. Tra i finanziari arranca anche Poste con 1,16%, Mediobanca -1,33%. Peggior titolo del Ftse Mib è Finecobank con -3,33%.
Risiko passa in secondo piano
Intanto oggi sulla stampa si torna a parlare di risiko bancario. Banca Mps, Carige, Ubi, Banco Bpm e Bper sono i nomi delle banche più attive. Diversi attori di rilievo lavorano sulle aggregazioni e, come sottolinea oggi un articolo di Repubblica a firma Andrea Greco, la caduta dei M5s, partito poco dialogante con banchieri e affini, rinverdisce dossier mai davvero accantonati. La forza della Lega, che presidia tutte le regioni del Nord a maggior trama di banche e imprese, è ritenuta da più di un banchiere un’opportunità per riprendere il solco del consolidamento dimensionale degli istituti.
La riforma 2015 ha reso otto delle prime 10 popolari delle società per azioni, per cui non vige più il principio “una testa un voto”. Oggi alcuni azionisti forti ci sono: e si stanno parlando per esser pronti a imboccare le migliori strade per Ubi, Banco Bpm e Bper, assistite dagli storici advisor. Sembra che il boccone più ambito da Unipol (che si appresta a salire al 20% di Bper) sia Banco Bpm, ma la logica vale ancor più per Mps. Il Tesoro (oggi al 68%) dovrà dire alla nuova Commissione Ue in autunno come riprivatizzerà Siena.