Spotify supera quota 60 milioni di utenti a pagamento. Entro l’anno lo sbarco a Wall Street
Spotify scalda i motori in vista dello sbarco a Wall Street. Il superamento della fatidica soglia dei 60 milioni di utenti paganti, di cui 20 milioni in meno di un anno, è destinato a diventare il miglior biglietto da visita della società svedese in vista dell’IPO (da non sottovalutare il potenziale rappresentato dai 100 milioni di utenti “free”).
Ad Apple Music è stato necessario oltre un anno e mezzo per raggiungere 20 milioni di utenti paganti e a fine giugno la divisione musicale della mela morsicata poteva contare su meno della metà di clienti (27 milioni). A differenza di Spotify, Apple Music è pre-installato sugli iPhone e paga cifre consistenti per anticipare l’uscita dei grandi album.
Non si dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, trattare della classica IPO: il gruppo svedese potrebbe ricorrere a una “quotazione diretta”. Tramite il “direct listing” le azioni vengono registrate su una piazza finanziaria, New York, e poi sono lasciate libere di essere scambiate. Rispetto a un IPO tradizionale, si registra un forte risparmio in costi e commissioni e si evita la diluizione del capitale a seguito dell’emissione di nuove azioni.
A coordinare il processo di quotazione sarebbe un team format da Morgan Stanley, Allen & Co. e Goldman Sachs. Fatta eccezione per l’operazione condotta da Freddie Mac nel 1989, non ci sono esempi di società di queste dimensioni le cui azioni siano state quotate direttamente.
Nel 2015 Spotify è stata valutata 8,5 miliardi di dollari, ora ne dovrebbe valere circa 13. L’esercizio 2016 si è chiuso con ricavi in aumento di oltre 50 punti percentuali a 3,3 miliardi di dollari e un ultima riga di conto economico negativa per 597 milioni, +133% rispetto a un anno prima.