S&P 500 in ipercomprato? Maggior segnale di vendita dal 2013, BofA ML consiglia ritirata tattica nel breve
Lo sprint di inizio anno ha portato Wall Street a mettere a segno nuovi record senza minimi segnali di cedimento tra la sponda della riforma fiscale e prospettive economiche decisamente rosee a livello globale. Rally che sta contagiando tutti i principali mercati azionari con gli ultimi dati che evidenziano fortissimi afflussi sui fondi equity. Da più parti iniziano ora a sollevarsi timori di ipercomprato e ieri Bofa Merrill Lynch ha segnalato che il suo indicatore “Bull & Bear” evidenzia il segnale di “vendita” più alto da marzo 2013.
L‘S&P 500 è già aumentato del 6% quest’anno, mentre l’indice MSCI ACWI (che comprende sia azioni dei mercati sviluppati che dei mercati emergenti), è aumentato del 6,3% da inizio anno. Il principale benchmark azionario statunitense ha registrato la sua striscia temporale più lunga senza segnare mai una correzione del 5%.
Indicatore Bull & Bear è affidabile?
L’indicatore “Bull & Bear” non è un indicatore perfetto. L’ultima volta che il segnale di vendita è stato così elevato, nel marzo 2013, l’S&P 500 ha continuato a guadagnare mettendo a segno un rally del 19% nei successivi 12 mesi.
I mercati di tutto il mondo stanno “iniziando a essere un po’ tesi”, rimarca Bank of America Merrill Lynch. “Mentre rimaniamo rialzisti per l’anno nel suo insieme, ora l’equity sta cominciando a sembrare un po’ troppo spumoso per i nostri gusti”, rimarca Bofa ML. Gli strategist della banca statunitense ritengono che nella parte restante del trimestre sia consigliabile avere una maggiore prudenza anche se mantengono una view positiva sull’intero 2018 indicando un possibile saldo di fine anno di +12% per l’S&P 500 visto a quota 3.000 punti a fine 2017.
Boom di afflussi nell’ultima settimana
La corsa alle attività rischiose è testimoniata dal record di flussi su fondi azionari registrati nell’ultima settimana in scia all’ottimo inizio dell’earning season e le crescenti aspettative per gli effetti positivi della riforma fiscale su economia e profitti. Gli investitori hanno versato 33,2 miliardi di dollari in titoli azionari nella settimana al 24 gennaio (dati di EPFR Global). Nel dettaglio le azioni statunitensi hanno registrato afflussi per 7 miliardi di dollari, mentre 4,6 miliardi sono andati in azioni europee (massimi da 37 settimane) e sugli emergenti sono piovuti 8,1 miliardi di dollari, il secondo importo maggiore di sempre.