Sotto il cielo della Periferia d’Europa tornano ad addensarsi nubi. Milano e Madrid le peggiori
Milano e Madrid realizzano le peggiori performance in Europa, penalizzate dalla debolezza del comparto bancario. I due listini cedono rispettivamente lo 0,18% e lo 0,10%, mentre Francoforte viaggia sopra la parità (+0,30%), Parigi segna -0,05% e Londra -0,22%. Sui mercati prevale quindi la cautela, nonostante l’annuncio, venerdì scorso, delle dimissioni del presidente egiziano, Hosni Mubarak. Sotto il cielo della Periferia d’Europa sono tornati ad addensarsi nubi. Come osservano gli economisti di Commerzbank il sentiment sui mercati è un po’ frenato, ma resta comunque ancora molto bullish. Gli investitori guardano a Bruxelles dove sono previste riunioni a catena oggi dei ministri finanziari europei: si parte alle 14 con i responsabili finanziari dell’Eurogruppo, alle 18,30 la riunione dei 17 si allarga ai dieci paesi che non fanno parte dell’Eurozona, domattina si continua alle 10,30 con la riunione formato Ecofin.
Sul tavolo il primo confronto formale tra i ministri sulla riforma del patto di stabilità con le proposte per la governancè economica, missione e regole del Fondo anti-crisi. Nè oggi nè domani, però, saranno comunque prese decisioni. E sulle Borse sembra diffondersi la delusione per il temporaggiamento dei governi dell’Eurozona sul futuro del Fondo anti-crisi (Efsf) e, a breve, sull’estensione dei suoi compiti all’acquisto dei bond dei paesi a rischio e/o della capacità di prestito, da tempo si sa che le riunioni di oggi e domani a Bruxelles non avrebbero portato a decisioni definitive.E’ tornato a salire il rischio default sul debito dei Paesi periferici dell’eurozona. E anche dall’asta del Tesoro di questa mattina il messaggio è stato chiaro. I rendimenti per i BTp a cinque anni piazzati oggi hanno registrato rendimenti in lieve rialzo. L’operazione, che vedeva titoli offerti sul mercato per 3,5 miliardi ha registrato un rendimento del 3,77%, lo 0,10% in più rispetto all’ultima analoga asta.
Ottima la risposta del mercato con una domanda che ha sfiorato i 5 miliardi (4,907 mld). Via Venti Settembre ha inoltre collocato 1,676 miliardi di Btp con scadenza 30 anni, con un rendimento del 5,51% dal 4,83%. La domanda è stata pari a 3,454 miliardi. “Anche se i rendimenti sono cresciuti la tendenza è in atto da qualche settimana. I paesi Periferici manifestano queste tensioni da tempo e non è stata certamente l’asta di oggi che l’ha fatta esplodere. Detto questo, non vedo grandissime tensioni comunque, ma per quanto riguarda l’Italia sicuramente fino a che non si cominceranno a vedere un rientro del rapporto deficit Pil in maniera importante i mercati continueranno ad essere timorosi”, commenta Angelo Drusiani di Albertini Syz. “Solo fra un paio di mesi si riuscirà a capire se le manovre implementate dal governo sono efficaci”, avverte. Proprio questa mattina in base ai dati della Banca d’Italia è emerso che il debito pubblico è cresciuto a fine 2010 del 4,5% rispetto a un anno prima. Il dato sulla crescita del Pil sarà noto solo il primo marzo 2011, ma secondo le ultime previsioni del governo, è atteso un aumento dell’1,2% circa, con un valore assoluto di 1.554,718 miliardi. Se questi dati fossero confermati, il rapporto debito/Pil salirebbe dal 115,9% del 2009 al 118,6% del 2010, sostanzialmente in linea con la previsione del governo (118,5%). Si tratterebbe del dato più elevato dal 1997.
Anche a Centrosim segnalano che “la scorsa settimana è stata caratterizzata da un moderato ritorno delle tensioni nei Paesi PIGS, che si è riflesso negativamente sui titoli di Stato italiani”. “I nostri bond governativi sono tornati a soffrire: il rendimento del Btp a dieci anni è salito di 14 basis points – con lo spread rispetto al Bund in aumento di 12 (a 148) – e i Cct hanno perso oltre tre quarti di punto sulle lunghe scadenze, sulla scia dell’andamento negativo dei titoli di Stato nei PIGS. In particolare, i differenziali di rendimento rispetto al titolo tedesco si sono allargati di 49 punti base (a 819) in Grecia, di 21 (a 402) in Portogallo, di 17 (a 580) in Irlanda e di 16 (a 206) in Spagna, in seguito al deludente esito dell’incontro tra i vertici dei Paesi dell’Area Euro – che si è concluso senza ulteriori passi in avanti nel raggiungimento di un accordo sui nuovi compiti e sulle maggiori dimensioni del fondo salva-Stati (Efsf) – e all’accelerazione dell’inflazione portoghese – salita dal 2,4% al 3,6% -. In questo contesto – avvertono gli esperti della sim milanese – per evitare un eccessivo aumento della volatilità sui mercati, la Banca centrale europea è intervenuta riprendendo gli acquisti di bond dopo due settimane di interruzione”.
Sotto il peso di nuove tensioni a Piazza Affari Intesa Sanpaolo (-0,92% a 2,427 euro) e Ubi (-1,41% a 7,35 euro) guidano le vendite sul paniere principale. A tagliare le gambe agli istituti bancari contribuisce anche Citi che ha tagliato il giudizio da buy a hold. Gli esperti spiegano che, mentre nel lungo termine l’attrattiva sui titoli società resta valida, nel breve è meglio sposare un atteggiamento più cauto, dopo la forte performance delle azioni e la potenziale pressione sugli utili. “La revisione del rating – avvertono alla banca – riflette anche la posizione più prudente legata all’Italia come paese, a causa di assunzioni più conservative sulla crescita potenziale del Net interest income”. Gli analisti hanno tagliato il prezzo obiettivo di Unicredit da 2,05 a 2 euro (rating confermato a hold), di Intesa Sanpaolo da 3 a 2,75 euro, di Ubi da 8,80 a 8,30, del Banco Popolare (hold) da 2,83 a 2,75 e Bpm (sell) da 3,10 a 2,95 euro. Invariato invece il target di Mps (hold) a 0,95 euro.
Da Londra alcuni trader segnalano che sulle banche tricolori pesa anche l’incertezza politica che avvolge lo Stivale. Dal premier Silvio Berlusconi questa mattina è arrivato un messaggio chiaro: “Non credo assolutamente” che lo scioglimento anticipato delle Camere sia nei pensieri del Presidente Napolitano”. Eppure Oltremanica la querelle impazza. “La carriera politica di Berlusconi un giorno certamente finirà. E sarebbe la cosa migliore per la sua nazione e per l’Unione Europea se questo momento arrivasse ora e non più tardi”, sottolinea oggi il quotidiano britannico Financial Times in un editoriale non firmato, pubblicato il giorno dopo le manifestazioni a tutela della dignità delle donne organizzate in Italia e nel mondo in seguito al Rubygate.
L’editoriale del Ft, dal titolo – in lingua italiana – “Arrivederci Silvio”, osserva che “restando al suo posto Berlusconi assicura che il nome dell’Italia sia trascinato nel fango, sotto gli implacabili riflettori dei media internazionali. Assicura che la coalizione di centrodestra, con la mancanza di una maggioranza parlamentare affidabile, sia distratta dai suoi doveri e incapace di un’azione vigorosa in un momento in cui la crisi del debito in Europa è lontana dalla fine. Assicura, infine, che l’Ue appaia sciocca e ipocrita nel dare lezioni all’Egitto, alla Tunisia e ad altri Paesi extraeuropei su come governare quando lei stessa contiene al suo cuore un esempio così estremo di governo sbagliato”. E, secondo il giornale della City, “nonostante il centrosinistra sia così debole che spesso sono i tribunali ad apparire come la reale opposizione, la necessità della partenza di Berlusconi non rappresenta un problema: il centrodestra può facilmente trovare un sostituto nei suoi ranghi. L’Italia – è la conclusione del Ft – ha numerose persone al servizio dello Stato, da Giorgio Napolitano a Mario Draghi. Fanno onore al Paese e rappresentano al meglio la nazione italiana. Berlusconi no, e il suo rifiuto a fare la cosa giusta e dimettersi non è niente altro che vergognoso”.