Solo il 29% degli italiani investe pensando alla pensione
Il 46%, degli investitori a livello globale ritiene prioritario accrescere i risparmi e investire a fini pensionistici, mentre in Italia la percentuale scende al 29%. E’ quanto emerge dal Schroders Global Investment Trends Report 2014, indagine annuale di Schroders condotta su 15.749 investitori in 23 Paesi. Risultati che sembrano sostenere l’idea che in Italia gli investitori non abbiano ancora pienamente preso atto delle nuove esigenze poste sulla responsabilità individuale, a seguito del passaggio da un sistema pensionistico “retributivo” a uno “contributivo”.
A livello di finalità prioritarie per il 2014, a fronte del 29% che dice di investire pensando alla pensione, una più elevata percentuale degli intervistati italiani (33%) dichiara di mirare a mantenere il proprio stile di vita in caso di perdita del lavoro o di riduzione dello stipendio, e il 29% dice di voler essere pronto a far fronte a eventuali emergenze. Questi dati confermano che è ancora il senso di precarietà di breve periodo a influire sulle scelte d’investimento degli italiani, prevalendo sui temi pensionistici.
La ricerca di Schroders rileva inoltre che, mentre una sparuta minoranza pari all’1% degli italiani intervistati dice di programmare gli investimenti con un obiettivo di oltre 10 anni e solo il 14% indica un orizzonte tra 5 e 10 anni, ben il 68% ha una prospettiva da 1 a 5 anni e il 14% mira a ottenere ritorni soddisfacenti nell’immediato. La propensione a investire avendo come obiettivo temporale ritorni a breve e medio termine è tuttavia generalizzata: nonostante per il 46% degli intervistati globali la pensione sia una priorità, solo il 5% ha un orizzonte di almeno 10 anni, mentre il 61% è alla ricerca di rendimenti da 1 a 5 anni e il 12% addirittura entro l’anno.
Il report evidenzia poi come gli italiani, ancorché convinti in larga maggioranza (67%) che l’investimento azionario presenti il maggior potenziale di rendimento nel 2014, intendono mantenere una quota significativa dei propri risparmi in strumenti a basso rischio (55% a fronte del 44% del campione globale), allocando solo una parte molto più piccola del portafoglio (15% vs 20% a livello globale) a investimenti ad alto potenziale di crescita, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche e delle performance dei listini. Poco meno di un terzo (30% vs 35%) sarà collocato in asset a medio rischio.