Notizie Notizie Mondo Solo 10 giorni per evitare default degli Usa. Obama e repubblicani ancora ai ferri corti, mercati giù

Solo 10 giorni per evitare default degli Usa. Obama e repubblicani ancora ai ferri corti, mercati giù

7 Ottobre 2013 08:04

Lo spauracchio default per gli Stati Uniti lascia con il fiato sospeso le Borse mondiali. A solo dieci giorni dal termine del 17 ottobre, la data entro la quale dovrebbe essere raggiunto l’accordo per l’innalzamento del tetto del debito, le posizioni tra repubblicani e democratici sono ancora molto distanti e lo speaker dei repubblicani alla Camera ha chiuso a qualsiasi voto a favore senza che Obama apra a un negoziato.

Un contesto che pesa in avvio di ottava sui principali mercati azionari. In Europa Francoforte e Parigi cedono oltre l’1% dopo la prima ora di contrattazioni. In Asia l’indice  Nikkei di Tokyo ha terminato gli scambi in calo dell’1,22% a 13.853,32 punti. Limita i danni Piazza Affari con il Ftse Mib in calo  di solo lo 0,17% e lo spread che viaggia sotto la soglia dei 250 punti base.

Boehner: se Obama non negozia c’è concreto rischio default
Oltreoceano non appare all’orizzonte nessuna fumata bianca sulla spinosa questione dell’innalzamento del tetto del debito negli Stati Uniti. Lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner, ieri ha sottolineato che l’innalzamento del tetto del debito non passerà alla Camera se l’amministrazione Obama non si siederà a un tavolo per discutere seriamente sulle misure da apportare. Boehner in un’intervista concessa al programma “This Week” della ABC ha rimarcato che il Paese potrebbe finire in default se Obama non negozia.

Di contro l’amministrazione Obama rimane ferma nella propria posizione di non voler negoziare con i repubblicani su shutdown e tetto del debito. Il presidente Barack Obama, in un’intervista all’Associated Press, ha detto che si aspetta che il Congresso raggiungerà un accordo per innalzare il limite dei 16.700 miliardi dollari per il debito e quindi evitare un default.

Nell’agosto 2011 l’accordo bipartisan sul debito arrivò in extremis con il rialzo di 2.100-2.400 miliardi di dollari del tetto del debito.

Secondo il Tesoro, il fallimento della prima economia porterebbe “al congelamento del credito, al crollo del valore del dollaro e al balzo dei tassi a stelle e strisce”. Una serie di eventi negativi “che potrebbero tradursi in una crisi finanziaria e in una recessione simile a quella già vista nel 2008, ma potrebbe anche andare peggio”.

Sempre settimana scorsa il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha rimarcato che lo shutdown è già abbastanza grave “ma il fallimento delle trattative per aumentare il tetto del debito sarebbe di gran lunga peggiore, e potrebbe danneggiare seriamente non solo gli Stati Uniti, ma l’intera economia mondiale”. Stiamo parlando di “una questione cruciale che deve essere risolta il prima possibile”.