Notizie Notizie Mondo Si addensano ancora nubi al di là dell’Oceano: Moody’s col fiato sul collo sull’America

Si addensano ancora nubi al di là dell’Oceano: Moody’s col fiato sul collo sull’America

28 Gennaio 2011 07:50

Si addensano nubi al di là dell’Oceano. L’America non è più la terra dalle ricche promesse, dove trovare lo zio Sam. Se i rischi sul rating statunitense sono in aumento, come segnalano gli analisti di Moody’s, un motivo serio pur ci sarà. E non è neanche così difficile trovarlo. Il problema numero uno è sempre quel rosso che tinge i conti pubblici statunitensi. Come segnalano gli esperti dell’agenzia di rating, la mancanza di un’azione di contenimento del deficit da parte del governo rende sempre più probabile un outlook negativo per la tripla A degli Stati Uniti.

Se gli Stati Uniti d’America non si attrezzeranno con un credibile piano, il rating potrebbe essere messo sotto pressione, ha avvertito appena una settimana fa anche Standard & Poor’s, sottolineando come l’outlook americano è stabile perchè si suppone che il governo presenti un piano credibile per raddrizzare la politica di bilancio per consentire al debito di stabilizzarsi rispetto al Pil e di ridursi nel medio termine. “Un default del Tesoro americano sul debito potrebbe provocare problemi finanziari ed economici considerevoli e duraturi. Non pensiamo – ha spiegato il capo economista di Standard & Poor’s, David Wys  – ci siano forti probabilità che comunque questo accada”. Non è un mistero che Oltreoceano è scattato da qualche mese l’allarme dei debiti sovrani sulla fragilità dei muni-bond. Un mercato che vale qualcosa come 2.900 miliardi di dollari e che potrebbe essere il nuovo epicentro di una crisi. Con conseguenze inimmaginabili.


Bisogna rimettere indietro le lancette dell’orologio al 1917 per ritrovare una situazione simile: allora furono i Buoni del Tesoro americani ad essere messi sotto esame per una possibile bocciatura. Dunque anche se l’economia americana sta prendendo slancio – con il mercato del lavoro ripartito sulle richieste di sussidi alla  disoccupazione che sperimentano la flessione più pesante da quasi un anno, con altri segnali positivi arrivati dal settore immobiliare al centro della crisi e con il superindice economico salito per il sesto mese consecutivo – sono forti gli scricchioli avvertiti al di là dell’Oceano. Molti Stati, fra cui anche la dorata California e l’Illinois, e alcune città americane, come Los Angeles, sono sull’orlo del collasso, in ginocchio di fronte a enormi buchi di bilancio che stanno imponendo drastiche cure dimagranti fatte di tagli della spesa e del personale.


Questi rumors su possibili default dei governi locali hanno finito per pesare sul mercato dei bond municipali, che nell’ultimo trimestre del 2010 hanno registrato il calo maggiore dei ritorni dal 1994 a questa parte. Ma è stata due settimane fa che i rendimenti hanno raggiunto i massimi dalla crisi finanziaria del 2008. Meredith Whitney, l’analista finanziaria la cui popolarità è salita per aver correttamente previsto il taglio del dividendo di Citigroup, è tornata a fare la Cassandra, prevedendo il default di almeno 100 municipalità, per un costo di centinaia di miliardi di dollari. I numeri si commentano da soli: le città e gli Stati  si trovano in tasca complessivamente 3.000 miliardi di dollari di bond e un buco di 3.500 miliardi di dollari nei fondi pensione. Oggi sarà una giornata campale. Nel pomeriggio gli occhi degli investitori saranno puntati sul dato sul prodotto interno lordo statunitense relativo al quarto trimestre. Un test essenziale per capire quanto si dovrà navigare ancora a vista.