Sguardo al Google Covid Mobility Report per capire cosa sta succedendo e cosa ci aspetta
La circolazione in Europa ha iniziato a calare ancor prima che i governi annunciassero nuove restrizioni, per contenere l’ennesima ondata di Covid-19 e la rapida diffusione della nuova variante Omicron. I nuovi casi giornalieri aumentano di giorno in giorno e l’impatto sugli ospedali in diversi Paesi sta rapidamente diventando insostenibile. Aumenta quindi la preoccupazione che la pandemia possa dominare anche questa stagione invernale ormai alle porte.
Come si vede dai dati della mobilità di Google ( Google COVID-19 Community Mobility Reports), abbiamo avuto un aumento costante della circolazione fino a quest’estate, poi la tendenza ha iniziato lentamente a svoltare al ribasso a partire da inizio settembre. Nei principali Paesi europei, negli ultimi tre mesi stiamo assistendo ad un calo degli spostamenti verso negozi alimentari, punti vendita al dettaglio e perfino verso le attività ricreative. Per il momento invece, il traffico verso i posti di lavoro sta reggendo relativamente bene.
“Nonostante il rallentamento degli spostamenti degli ultimi mesi, la mobilità ad oggi è paragonabile a quella di fine maggio 2021 ed è maggiore rispetto all’estate del 2020”, rimarca Bert Colijn, Senior Economist di Ing.
Per valutare la tipologia di restrizioni applicate l’economista di Ing ricorre al Government Response Stringency Index. Si tratta di un indice da 0 a 100 ideato dall’Università di Oxford per capire qual è il livello di restrizioni adottate in un Paese. In Italia a marzo 2020, l’indice è arrivato a quota 92 e poi ad aprile 94, un livello mai toccato dagli altri Paesi europei. Nello stesso periodo, la Francia è arrivata a un massimo di 88, la Spagna di 85 e la Germania di 75.
Mentre alcuni Paesi stanno ancora cercando vie d’uscita alternative per sfuggire alla nuova ondata, tanti altri come il Belgio, l’Austria, l’Olanda e la Germania stanno aumentando le limitazioni a causa dell’aumento dei contagi delle ultime settimane.
Sempre più Paesi stanno registrando nuovi record nei casi ed è quindi probabile che a breve siano introdotte ulteriori e generalizzate misure più restrittive, destinate a causare un rallentamento della mobilità nella zona Euro.
Cosa aspettarsi?
Osservando le misure restrittive nel tempo, emergono drastiche differenze tra le ondate che si sono susseguite. La prima ondata ha visto infatti blocchi molto restrittivi che sono però durati poco più di un mese prima di un allentamento delle restrizioni. Nella seconda ondata, le misure sono state più mirate ma sono durate molto più a lungo, in media circa quattro mesi e mezzo.
La prima ondata comportò un forte calo del 56% della mobilità, mentre la seconda ondata ha visto una diminuzione di appena il 37%, ma questo dato potrebbe essere troppo ottimistico poiché parte dell’impatto è stato avvertito durante il periodo estivo in cui la mobilità sarebbe stata comunque inferiore. “Se la nuova variante Omicron dovesse risultare particolarmente contagiosa e aggressiva non sarebbe da escludere un rapido ritorno ai lockdown visti durante la prima ondata”, asserisce Colijn che aggiunge: “Grazie alle vaccinazioni e all’economia che si adegua alle misure nel tempo, è plausibile pensare che i danni di questa ondata di Covid siano più miti rispetto allo scorso, bisognerà tuttavia monitorare l’evolversi della situazione”.