Notizie Notizie Italia Settimana no per i Btp tra rischio deficit, grana Carige e timori gelata Pil a primavera

Settimana no per i Btp tra rischio deficit, grana Carige e timori gelata Pil a primavera

10 Maggio 2019 18:11

Va in archivio una settimana difficile per la carta italiana nonostante i riscontri più che positivi dall’asta Bot odierna con domanda solida e rendimenti solo in lieve aumento. Lo spread Btp-Bund è tornato sopra la soglia dei 270 punti base (272,5 punti) in lieve allargamento rispetto a ieri.

A preoccupare gli investitori sono una serie di elementi di rischio che si sono presentati in questi giorni, a partire dal campanello d’allarme dell’UE sui conti pubblici italiani che martedì ha alimentato il primo strappo al rialzo dei rendimenti del Btp, che oggi si sono attestati al 2,68% per il decennale.

Ieri anche la notizia del passo indietro di Blackrock su Carige ha avuto un impatto negativo sul sentiment riaccendendo i timori di un nuovo intervento a spese del settore bancario italiano.

Rischio gelata primaverile del Pil

In ultimo oggi è stata in parte trascurata la lettura debole della produzione industriale italiana. Così come quelle positive di gennaio e febbraio avevano alimentato l’ottimismo sull’uscita dalla recessione, poi sancita dai dati Istat del 30 aprile, adesso il calo dello 0,9% congiunturale della produzione a marzo fa pensare che il trend di ripresa possa interrompersi nei mesi primaverili. “Questa battuta d’arresto – dichiara Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – giunge inaspettata dopo la stima sulla crescita dello 0,2% del Pil nel primo trimestre. Il dato diffuso oggi è comunque coerente con i segnali negativi che vengono dall’indicatore anticipatore determinato dall’Istat e dagli indicatori sul clima di fiducia delle imprese e dei consumatori che sono tendenzialmente in calo sia pure con qualche sporadico dato in controtendenza”. Quagliano ritiene che il quadro congiunturale del nostro Paese resta delicato e lo scenario più probabile per i prossimi mesi è quello di una sostanziale stagnazione.

“Il dato è in linea con le attese quindi non cambia di molto lo scenario prospettico”, è il commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Il 1° trimestre si è chiuso con un incremento dell’1% per l’output, un record dal 2017. “Tuttavia – aggiunge Mameli – la flessione a fine trimestre fa sì che la “crescita acquisita” nel 2° trimestre sia pari a -0,4% t/t. Inoltre, pensiamo che l’andamento congiunturale possa essere negativo in aprile-maggio, anche per via dei ponti festivi a cavallo dei due mesi. Ciò fa sì che a nostro avviso la flessione della produzione nel trimestre corrente possa essere vicina al punto percentuale ovvero speculare all’incremento visto a inizio anno”.

In altri termini, gli effetti di calendario potrebbero aver contribuito a “spostare crescita” dal 2° al 1° trimestre, con un trend di sostanziale stagnazione al netto della volatilità su base trimestrale.

 

Target crescita governo non a rischio (per ora)

Target governativo di 0,2% sulla crescita nel 2019 a rischio? L’economista di Intesa Sanpaolo, che ha un’analoga stima per il 2019, asserisce come l’obiettivo sia raggiungibile anche nell’ipotesi in cui il PIL dovesse essere (marginalmente) negativo nel trimestre primaverile, se l’attività economica tornasse ad espandersi nel secondo semestre agli stessi rimi visti a inizio anno. “Occorre una pronta ripresa degli indici anticipatori, e in particolare del morale delle imprese manifatturiere, per raggiungere tale obiettivo”, conclude Mameli.

I riscontri dell’asta Bot, martedì toccherà a BTP a medio-lungo termine

La prima del mese di maggio ha visto i titoli a un anno allocati al tasso dello 0,122%, in rialzo di 5 punti base rispetto all’asta di Bot di analoga durata tenuta il mese scorso. Solida la domanda che ha toccato quota 10,395 miliardi di euro, con un bid-to-cover (rapporto di copertura) di 1,60, in aumento rispetto all’1,59 di un mese fa.

Martedì 14 maggio sarà il turno dell’asta di Btp a media lunga scadenza (3, 7 e 30 anni) per massimi 6,75 miliardi di euro. Un test importante per verificare la domanda soprattutto dei titoli a più lunga scadenza e i tassi a cui verranno assegnati.