Per la Serie A debiti decisamente inferiori rispetto a Liga e Premier, ricavi attesi stabili
Si avvicina l’inizio della nuova stagione calcistica e la Serie A si presenta ai nastri di partenza con una situazione debitoria meno critica rispetto a Liga spagnola e Premier League inglese. In attesa di sapere se il campionato di calcio partirà regolarmente il prossimo 27 agosto, a rischio a seguito della minaccia di sciopero da parte dell’Associazione dei calciatori per il mancato rinnovo contrattuale, StageUp – Sport&Leisure Business ha fatto i conti in tasca al massimo campionato di calcio che presenta una situazione debitoria migliore rispetto ad altri massimi tornei continentali. I debiti ammontano a 2,3 miliardi di euro e, fatta eccezione per quelli della Bundesliga a quota 0,7 miliardi, sono contenuti rispetto a quelli della Liga, 3,5 miliardi, e a quelli della Premier League che superano i 3,9 miliardi.
Le stime contenute nel rapporto di inizio stagione di StageUp vedono la Serie A fatturare 1.680 milioni di euro (dato al netto delle plusvalenze da cessione giocatori), sostanzialmente in linea con la passata stagione in attesa della nuova vendita dei diritti media e degli sviluppi sul fronte degli stadi, fattori chiave per dare nuova spinta alle entrate della Serie A che continua a pagare la minore capacità rispetto ad altre realtà di generare ricavi sul fronte commerciale, dagli stadi e dallo sfruttamento del marchio.
La contrattazione collettiva dei diritti tv ha permesso nella scorsa stagione aumenti medi di introiti attorno al 20% mentre i ricavi da sponsor, nonostante la crisi dei mercati, si mantengono stabili. Rimane invece il nodo legato agli elevati stipendi dei calciatori. “Sul fronte economico-finanziario – afferma Giovanni Palazzi, presidente di StageUp – la Serie A possiede tutte le potenzialità per competere con i maggiori campionati in Europa, mantenendo uno spettacolo elevato e senza squilibrare i conti. Due sono le principali strade da percorrere anche e soprattutto in ottica Fair Play Finanziario. La prima è un progressivo spostamento di risorse economiche su investimenti di medio e lungo periodo, verso gli stadi di terza generazione ma anche su un management in grado di comprendere i cambiamenti del business calcistico e dell’intrattenimento tout court. La seconda è la necessità, ormai più inderogabile, di proteggere e valorizzare il proprio marchio per ottenere maggiori ritorni commerciali dal merchandising e dalle numerose opportunità offerte dai nuovi media”.
Lo studio sottolinea infine lo scarso utilizzo delle nuove tecnologie quali strumenti di comunicazione e fidelizzazione dei propri tifosi. Ne è un esempio il numero di fan su Facebook: attualmente il Milan è l’unica società ad avere un numero di fan sul noto social network più alto del numero dei suoi tifosi in Italia.