Sentiment troppo euforico sui mercati, tre indizi che segnalano il rischio di una correzione
I mercati si avvicinano al Natale alla conclusione del 2019 con l’entusiasmo a livelli decisamente elevati e Wall Street che continua ad aggiornare i propri massimi storici. L’accordo sui dazi ed esito elezioni UK hanno contribuito a tale sentiment positivo, ma visti i corposi rialzi da inizio anno è lecito chiedersi se nel breve periodo potrebbe palesarsi uno storno dei mercati. L’S&P 500 lunedì ha sfiorato la soglia psicologica di 3.200 punti mentre esattamente un anno fa viaggiava a 2.351 punti, un +36% favorito anche dal fatto che il dicembre 2018 non fu certo esaltante con Wall STreet scesa di oltre il 9% nonostante un recupero del 6,5% tra Natale e Capodanno.
L’euforia attuale in 3 grafici e il confronto con le ultime grandi correzioni
Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, espone un po’ di evidenze del sentiment euforico con cui si chiude questo 2019, iniziato con un mood del tutto opposto, e risultato poi così munifico per gli investitori.
1) Iniziamo con modifiche alla view macro e al positioning azionario risultanti dalla ultima Fund Manager Bank of America. La percezione del rischio recessione è crollata e quella di crescita balzata ai massimi da 12 anni. Appena a Giugno scorso le attese erano le più pessimiste di sempre. Aggiungiamo che il cash in portafoglio è ai minimi dal 2013 e le attese di aumento dell’earning growth sono ai massimi da 20 mesi, dopo un balzo di 23 punti.
2) Gli studi più recenti di Sentimentrader rilevano movimenti sugli ETF con flussi opposti a quanto si osservava ad agosto scorso: si compra azionario e si vendono beni rifugio (Bonds, Oro e Yen). Le performance degli ultimi 2 mesi riflettono questi flussi.
3) Sempre Sentimentrader rileva che i grossi operatori in derivati mostrano elevato ottimismo: comprano grossi ammontari di Calls, ridottissimi di Puts, e ciò ha fatto crollare il Put/Call ratio, nonchè la volatilità implicita.
“Queste letture e altre richiamano quanto osservato a fine 2017/gennaio 2018 – sottolinea Sersale – anche se in verità in quel caso si raggiunsero livelli ancora più estesi. Tutto ciò portò poi alla violentissima correzione di febbraio 2018 (-10% in 10 sedute). Senza giungere a quegli estremi, confermo che il mercato è vulnerabile ad una correzione tra qui e le prime settimane di gennaio, senza il bisogno di un motivo “serio”, ma solo per riequilibrare sentiment e positioning”.