Notizie Notizie Mondo Krugman attacca: su dazi non è una vittoria. Trump invece brinda ai 133 record del Nasdaq da quando è stato eletto

Krugman attacca: su dazi non è una vittoria. Trump invece brinda ai 133 record del Nasdaq da quando è stato eletto

Pubblicato 17 Dicembre 2019 Aggiornato 18 Dicembre 2019 10:31

La strategia sui dazi portata avanti da Trump non appare immune da critiche, come ha avuto modo di sottolineare nuovamente nei giorni scorsi il premio nobel Paul Krugman. “Trump reclamerà la vittoria nella sua guerra commerciale”, ha detto l’economista vincitore del premio Nobel in un tweet. “La verità è che non ci sono quasi mai vincitori nelle guerre commerciali, ma ci sono perdenti.  Trump non ha raggiunto quasi nulla e consumatori e agricoltori americani hanno pagato il conto per la sua guerra commerciale negli ultimi 18 mesi”. “Trump ha cercato di maltrattarli, hanno resistito duramente e stanno praticamente finendo dove hanno iniziato, acquistando prodotti agricoli e vendendoci beni di fabbricazione sempre più sofisticati”, ha twittato Krugman.

Dando uno sguardo ai grafici di Wall Street è lampante l’inarrestabile ascesa dei mercati USA sotto la presidenza di Donald Trump con le tensioni sui dazi che non hanno mai realmente scalfito il trend rialzista nel corso degli ultimi tre anni.

Il Dow Jones Industrial Average viaggia sui massimi storici in area 28.300 punti, il che significa che ha guadagnato 10.000 punti, pari a più del 54%, dalla vittoria elettorale di Trump l’8 novembre 2016. Il benchmark S&P 500 ha guadagnato oltre il 46% e anch’esso viaggia sui massimi di sempre. Trump in questi giorni, così come nel corso di tutto il suo mandato, non ha mancato di sottolineare i record di borsa indicando come dal giorno della sua elezione sono stati ben 133 le chiusure record del Nasdaq, il migliore tra i principali indici Usa.

Trump ha mantenuto le sue promesse sul fronte delle agevolazioni fiscali innescando il primo rally durante la sua presidenza e poi si è dedicato al compito di “riscrivere gli accordi commerciali globali a favore dell’America”.

Agli occhi degli investitori la strategia del tycoon ha avuto successo e in confronto con l’azionario cinese è alquanto eloquente. L’Hang Seng di Hong Kong ha guadagnato il 20,4% dalle elezioni di Trump, meno della metà degli indici di Wall Street e peggio ha fatto lo Shanghai Composite cinese che ha perso il 7,2%. Delle principali Borse globali, solo il Nikkei con oltre +44,1%, si è avvicinato ai guadagni dei mercati statunitensi.

Trump intanto oggi è tornato a parlare anche della Federal Reserve, uno dei suoi ‘bersagli’ preferiti in questi anni. “Sarebbe fantastico se la Fed abbassasse ulteriormente i tassi di interesse e l’accomodamento quantitativo”, ha scritto su Twitter, aggiungendo: “E’ il momento di farlo con il dollaro Usa che è molto forte contro le altre valute e l’inflazione è quasi nulla, l’export USA ne trarrebbe beneficio”. La Fed ha tagliato per ben tre volte i tassi quest’anno, ma ha annunciato una pausa in attesa di vedere gli sviluppi della congiuntura Usa.