Il Senato Usa approva la riforma di Wall Street, Goldman Sachs patteggia con la Sec
Semaforo verde alla riforma di Wall Street. Durante la serata italiana, il Senato americano ha approvato con 60 voti favorevoli e 39 contrari la legge che riforma il sistema finanziario. Ora occorre solo la firma del presidente Barack Obama, prevista la prossima settimana. Una formalità, visto che la legge è stata fortemente voluta proprio dal presidente. “E’ finito il tempo della riforma con i soldi dei contribuenti. Gli americani non si troveranno più nella trappola di Wall Street”, ha commentato Obama subito dopo il voto del Senato.
Il testo è formato da 2.300 pagine e introduce regole più severe all’interno del mondo della finanza. Tra le principali novità figurano un deciso stop ai salvataggi bancari a spese dei consumatori e una regolamentazione più decisa sui derivati over the counter. Per tutelare i consumatori verrà costituita un’agenzia apposita, mentre verranno introdotti nuovi poteri di supervisione da parte della Federal Reserve. Infine saranno introdotte limitazioni alle attività speculative delle banche.
Proprio ieri sera Goldman Sachs ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la Securities and Exchange Commission (Sec), la Consob americana, mettendo così fine all’accusa di frode sui derivati. Ora la banca d’affari americana dovrà pagare una maxi multa da 550 milioni di dollari. Si tratta della cifra più consistente pagata da una società statunitense alla Sec. “Goldman Sachs ha ammesso pubblicamente la sostanza delle accuse e di avere fornito informazioni incomplete”, ha dichiarato il direttore della divisione esecutiva dell’Autorithy, Robert Khuzami. Lo scorso 16 aprile la Sec aveva accusato di frode Goldman Sachs per aver ingannato gli investitori su prodotti derivati legati ai mutui subprime senza fornire informazioni fondamentali.
Restando in tema di banche, ieri Jp Morgan ha aperto la stagione delle trimestrali dei grandi gruppi finanziari di Wall Street. L’istituto ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con un risultato netto superiore alle stime di mercato, evidenziato da un utile per azione attestatosi a 1,09 dollari contro i 71 centesimi attesi dal consenso degli analisti e da profitti netti pari a 4,8 miliardi di dollari, in progresso di circa il 77% rispetto a un anno fa, quando si erano fermati a 2,7 miliardi. La parte del leone l’ha fatta la divisione investment bank, che da sola ha prodotto utili per 1,38 miliardi di dollari, seguita dai servizi finanziari alla clientela retail, che hanno contribuito alla formazione del risultato netto per 1,04 miliardi. Oggi toccherà a Citigroup e Bank of America alzare il velo sui conti del secondo trimestre.