Sciopero nazionale per i dipendenti di General Motors
Sciopero nazionale per General Motors (Gm), una delle più grandi aziende automobilistiche al mondo. A distanza di 31 anni dall’ultimo sciopero, i circa 73 mila dipendenti de colosso di Detroit, iscritti al sindacato United Auto Worker (Uaw), incroceranno le braccia a causa il mancato accordo per il rinnovo del contratto. Correva l’anno 1976 quando è stato indetto uno sciopero di questa portata nel settore automobilistico, ed allora i protagonisti sono stati i lavoratori di Ford, il numero due del settore.
L’impossibilità di trovare un accordo riflette in fondo i contrasti tra l’amministratore delegato di Gm, Rick Wagoner e il segretario dello Uaw, Ron Gettelfinger, su un tema molto delicato, ovvero gli da apportare ai piani pensionistici e alla copertura sanitaria dei lavoratori.
Come si apprende in una nota diffusa ieri, General Motors ha mostrato il suo disappunto per la decisione portata avanti dai suoi dipendenti a braccetto con Uaw, ma si è anche impegnata a cercare un accordo “capace di assicurare la sicurezza dei posti di lavoro e, al tempo stesso, il futuro del gruppo”. Tra le richieste dei lavoratori c’è quella di mantenere al produzione dei nuovi modelli negli Stati Uniti e non trasferirla in altri Paesi. Una decisione che farebbe in modo che l’industria americana non diventi matura.Quasi inesistente la mediazione giunta dalla Casa Bianca che si è limitata a invitare le parti a “sedersi nuovamente al tavolo delle trattative”.
Come si apprende in una nota diffusa ieri, General Motors ha mostrato il suo disappunto per la decisione portata avanti dai suoi dipendenti a braccetto con Uaw, ma si è anche impegnata a cercare un accordo “capace di assicurare la sicurezza dei posti di lavoro e, al tempo stesso, il futuro del gruppo”. Tra le richieste dei lavoratori c’è quella di mantenere al produzione dei nuovi modelli negli Stati Uniti e non trasferirla in altri Paesi. Una decisione che farebbe in modo che l’industria americana non diventi matura.Quasi inesistente la mediazione giunta dalla Casa Bianca che si è limitata a invitare le parti a “sedersi nuovamente al tavolo delle trattative”.
Intanto, si comincia a temere per il futuro della casa automobilistica di Detroit che, secondo gli analisti, non potrebbe reggere un lungo sciopero. Gli esperti parlano già di cifre: nel primo mese Gm potrebbe bruciare ben 8,1 miliardi, mentre a distanza di altri 30 giorni potrebbero essere 7,2 miliardi ad andare in fumo, e si concretizzerebbe nell’impossibilità per il gruppo di produrre veicoli in Messico o in Canada.
Una notizia che ha fatto immediatamente sbandare General Motors a Wall Street, facendo vacillare anche gli indici a stelle e strisce. Il mercato scommetteva infatti su un accordo con i sindacati che scacciasse la prospettiva di uno sciopero. Poi, il titolo del big automobilistico statunitense ha cominciato a giocare al saliscendi per chiudere la seduta in ribasso dello 0,57% a 34,74 dollari per azione.