Salini Impregilo: Panama, Autorità Canale interrompe trattative. Rifiutata ogni proposta del Consorzio

L’Autorità del Canale di Panama (Acp), a sorpresa ha annunciato di aver interrotto le trattative in merito alla costruzione del terzo set di chiuse per l’ampliamento del collegamento. A renderlo noto il Consorzio Gupc (Grupo Unidos por el Canal) guidato dalla spagnola Sacyr e composto dall’italiana Salini-Impregilo, dalla belga Jan de Nul e dalla panamense Cusa. La notizia ha provocato la sbandata del titolo Salini Impregilo a Piazza Affari che, dopo aver perso quasi 3 punti percentuali, al momento cede l’1,94% a 4,25 euro. Il Consorzio internazionale “ha continuato per giorni a cercare una soluzione che avrebbe permesso di completare il progetto (già realizzato per il 70%) e terminare i lavori come previsto nel 2015, nonostante la decisione dell’Autorità del Canale di interrompere i negoziati”.
“L ‘Acp – si legge nella nota – ha rifiutato ogni tipo di proposta da parte del Gupc per trovare un accordo per il cofinanziamento degli extracosti. Dopo la rottura delle trattative, il consorzio unanimemente ha espresso sconcerto e rammarico per una decisione illogica e dettata da un atteggiamento rigido che danneggerà il Canale, il Paese e i panamensi, oltre a creare un danno per il commercio internazionale e per tutti quei Paesi, come gli Stati Uniti, dove sono stati fatti ingenti investimenti in previsione dell’allargamento del commercio mondiale attraverso il canale”.
Il Consorzio scrive che la rottura dei negoziati “ha messo l’ampliamento del Canale di Panama e ben 10.000 posti di lavoro a rischio immediato. Senza una rapida soluzione, Panama e Acp stanno spingendo il progetto verso anni di controversie dinanzi ai tribunali nazionali e internazionali“. Inoltre il Consorzio fa notare che il mancato accordo allontana di qualche anno la messa in opera del nuovo Canale, che sarebbe stato in grado di far transitare già dal 2015 le navi Post-Panamax di maggiori dimensioni rispetto alle attuali e con capacità di carico triple (12.000 contro 4.000 containers) e, di conseguenza, implica un mancato introito stimabile in 2 miliardi di dollari l’anno solo per il Canale di Panama.
Ma una soluzione è possibile. Un accordo ragionevole tra il Consorzio e l’Autorità è ancora l’unica strada per completare il Canale nei tempi previsti, spiega la nota, evitando qualsiasi ulteriore impatto su lavoratori e le loro famiglie, subappaltatori, fornitori, commercio mondiale. “Gupc è comunque sempre disponibile per la ricerca di una comune ed equilibrata soluzione“.