Italia: Corte dei Conti accusa le agenzie di rating, non calcolano il patrimonio artistico
Oltre ai numeri di bilancio, quanto conta il patrimonio artistico e culturale nel giudizio di un Paese? E in particolare per l’Italia, quanto valgono gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina o i canali di Venezia o il Colosseo o la Divina Commedia di Dante Alighieri? Niente. Un assoluto zero per le agenzie di rating, che nel corso della crisi finanziaria hanno abbassato progressivamente il giudizio sull’Italia fino a portarlo a un passo dal livello spazzatura (junk).
La riflessione è stata fatta dai magistrati contabili della Corte dei Conti. Secondo quanto riporta il Financial Times nell’articolo intitolato Italy accuses S&P of not getting ‘la dolce vita’, si apprende che la Corte dei Conti ha accusato Standard & Poor’s e le sue sorelle minori, Moody’s e Fitch, di aver agito illegalmente omettendo di considerare la ricca storia culturale e artistica dell’Italia accumulata in millenni e che oggi rappresenta la sua forza economica, quando hanno abbassato il giudizio sul Paese nel 2011, facendo schizzare alle stelle lo spread e spingendo il governo italiano a imporre delle misure drastiche di austerità. L’accusa si tradurrebbe in una richiesta di risarcimento danni per 234 miliardi di euro (anche se alcune agenzie di stampa oggi riportano una cifra più bassa intono ai 117 miliardi di euro, citando il Procuratore regionale del Lazio, Raffaele De Dominicis).
Di tutta risposta, S&P avrebbe liquidato la faccenda definendola “poco seria e senza merito”. Commenti simili sarebbero giunti anche da Moody’s, cercando di sminuire l’azione dei magistrati contabili, mentre Fitch ha fatto sapere che collaborerà nel processo. Un processo che si preannuncia durissimo. I legali di Standard & Poor’s, infatti, contestano la legittimità dell’azione, visto che la Corte dei Conti è una istituzione che tutela le finanze pubbliche e la sua giurisdizione riguarda solo gli impiegati pubblici e non le agenzie di rating. Peccato però che le azioni di queste agenzie di rating hanno influenzano direttamente l’attività dello Stato attraverso l’attribuzione di un giudizio che è uno degli elementi che incidono sul costo del debito pubblico. Il Financial Times ricorda come in Italia il taglio del rating e il conseguente innalzamento dello spread impattarono sui conti e portarono prima alla caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011 e a una serie di misure economiche di emergenza da parte dell’esecutivo di Mario Monti.
Maggiori dettagli sulla mossa giudiziaria della Corte dei conti dovrebbero essere resi noti dalla Procura il prossimo 19 febbraio.