Salini Impregilo: guarda a nuove acquisizioni all’estero e il titolo a Piazza Affari vola
Vola Salini Impregilo a Piazza Affari con un rialzo del 3,42% a 3,082 euro. In un'intervista rilasciata al Financial Times Pietro Salini, amministratore delegato del gruppo, ha espresso la sua volontà di iniziare a cercare nuove opportunità di crescita. "Non si tratterebbe di un altro concorrente in Italia: vorremmo trovare realtà provenienti da altre parti del mondo e che ci forniscano esposizione a nuovi mercati". E ancora: "Vorrei ottenere un'esposizione in quei Paesi dove possiamo crescere molto più velocemente, che sono un numero molto ristretto". Il quotidiano britannico sottolinea che, sebbene Salini Impregilo abbia attività in 50 Paesi, tuttora è priva di un'esposizione significativa in Australia e negli Stati Uniti, entrambi Paesi a rapida crescita per gli sviluppi infrastrutturali.
Seguendo l'esempio di Fiat, Salini non esclude la possibilità di trasferire la sua sede centrale all'estero. "All'inizio dell'anno stavamo valutando di trasferire tutto. Siamo una società sempre più internazionale ogni giorno che passa. Non escludo che lo faremo, prima o poi. Il nostro organico in Italia è molto ridotto rispetto ai 35.000 dipendenti che lavorano per noi complessivamente". "Per il momento siamo un po' più fiduciosi. Alla fine dell'anno scorso per noi era difficile rimanere, gli spread (sui prestiti) erano molto consistenti. Essendo italiani dovevamo pagare tre volte di più rispetto ai nostri concorrenti, solo per il fatto di avere sede nel Paese".
Seguendo l'esempio di Fiat, Salini non esclude la possibilità di trasferire la sua sede centrale all'estero. "All'inizio dell'anno stavamo valutando di trasferire tutto. Siamo una società sempre più internazionale ogni giorno che passa. Non escludo che lo faremo, prima o poi. Il nostro organico in Italia è molto ridotto rispetto ai 35.000 dipendenti che lavorano per noi complessivamente". "Per il momento siamo un po' più fiduciosi. Alla fine dell'anno scorso per noi era difficile rimanere, gli spread (sui prestiti) erano molto consistenti. Essendo italiani dovevamo pagare tre volte di più rispetto ai nostri concorrenti, solo per il fatto di avere sede nel Paese".