Sale il rischio default Belgio: domani il primato europeo per la crisi di governo più lunga
Domani il Belgio riuscirà finalmente a strappare un primato europeo detenuto dai vicini olandesi. Ma difficilmente l’evento sarà festeggiato con manifestazioni di piazza. Il record in questione è quello della più lunga crisi politica nella storia del Vecchio Continente. Domani saranno passati 209 giorni dalle elezioni del 13 giugno scorso. Il precedente limite di 208 giorni apparteneva dal 1977 all’Olanda. Ma il Belgio, diviso su questioni linguistiche, fiscali e di riforma dello Stato federale tra fiamminghi e valloni, sprofondato in una crisi politica della quale non si vede soluzione all’orizzonte, può anche puntare al record mondiale togliendolo all’Iraq.
Se il 30 marzo non avrà un nuovo governo, i giorni di crisi saranno 290, battendo i 289 che nel 2009 furono necessari per formare un governo a Baghdad. Il governo federale guidato dal cristiano-democratico Yves Leterme, che presentò al re le dimissioni il 26 aprile scorso, è rimasto in carica dopo le politiche ed ha anche gestito l’intero semestre di presidenza belga della Unione europea. E adesso che sono passati 200 giorni c’è chi osserva che potrebbero non essere abbastanza perché la crisi politica del Belgio anziché vedere una via d’uscita è diventata sempre più profonda in questi ultimi giorni quando è stata respinta la nota di compromesso presentata dal mediatore incaricato dal re Alberto II, il socialista fiammingo Johan Vande Lanotte, dai due principali partiti delle Fiandre, la N-va di Bart De Wever e i cristianodemocratici del premier dimissionario Leterme.
Secondo i due partiti, la nota così come è, è “insufficiente” e deve essere migliorata prima di potere riprendere i negoziati tra tutte le forze politiche. L’ultima parola spetta al re, che dovrà decidere se far proseguire la missione sempre più difficile di Vande Lanotte o se affidarsi ad altre soluzioni. Quel che è certo è che il Belgio è guardato a vista dai falchi tiratori di Standard and Poor’s che a metà dicembre hanno abbassato a negativo da stabile l’outlook sul merito di credito del Paese, minacciando di tagliare il rating nei prossimi sei mesi, se persisterà l’incapacità di formare un nuovo governo. Una prolungata incertezza politica, secondo questi analisti, potrebbe nuocere alla reputazione di solvibilità del Paese e mettere in dubbio la capacità del governo di mantenere l’impegno di ridurre il deficit al 4,1% del Pil nel 2011.
Mentre aumentano i timori che il Portogallo e forse la Spagna possano chiedere aiuti finanziari dopo la Grecia e l’Irlanda, gli investitori hanno iniziato a chiedersi se anche il Belgio possa diventare uno dei prossimi anelli deboli nell’Unione Monetaria Europea. Come osservato recentemente dal New York Times, il Belgio ha una lunga storia di debito e problemi politici che hanno contribuito a rallentamenti economici in passato. Ma nessuno sembrava averci prestato attenzione durante l’attuale crisi fino a quando gli investitori hanno trasferito i timori sul debito su altri paesi e hanno portato i costi di finanziamento in Belgio vicino ai record.
Oggi è volato a nuovi record il rischio di insolvenza dell’Irlanda e anche del Belgio. I cds sul debito irlandese hanno raggiunto i 646 punti, mentre quelli sul Belgio i 249 punti. In una giornata dominata dal nervosismo, si sono mossi in rialzo anche i cds su Spagna, Italia e Grecia, rispettivamente a 355 punti, 252 e 1.034 punti. Saliti anche i cds sul Portogallo arrivati a 534 punti contro i 504 di ieri.”La situazione politica del Belgio ha sicuramente avuto un impatto significativo sugli spread e sulle aspettative di mercato, anche perché dal punto di vista fiscale il 2010 non è stato entusiasmante per il paese”, riconosce Luca Jellinek, che guida le strategie sul mercato monetario di Credit Agricole.
“Difficile stimare al momento quanto questo possa pesare sul futuro, anche perché gli sviluppi politici si presentano solitamente come opachi”. Per un economista che preferisce mantenere l’anonimato “sicuramente la situazione si è aggravata, gli squilibri sono già in atto da 6, 7 mesi. Ma ciò che preoccupa di più – sottolinea – è che tale crisi si è inserita in un contesto in cui i mercati sono ipersensibili e tendono a valorizzare gli tutti eventi, anche se poco significativi”.