Rosso record dei fondi, cosa pensano i superstiti
I dati definitivi sulla raccolta dell’industria dei fondi comuni italiani hanno confermato il passivo record anticipato dai dati preliminari. I riscatti complessivi hanno toccato i 19,1 miliardi di euro, con una raccolta netta negativa in ascesa soprattutto per gli azionari (9,7 miliardi).
Tutte negative le raccolte nette dei principali gruppi bancari. Intesa Sanpaolo ha registrato un saldo netto negativo per 5,413 miliardi, Pioneer Investments per 5,417 miliardi, Ubi Banca e Arca hanno visto una riduzione per 630 e 676 milioni. A scalare tutti gli altri gruppi. Tra i pochi che si sono salvate dai deflussi Mediolanum, Credit Agricole Asset Management Sgr e Azimut, con rispettivamente +46,7, +233 e +14,3 milioni.
“E’ probabile che ora con l’aggravio dei mercati le uscite vadano oltre al normale – spiega Paolo Martini, direttore marketing e comunicazione di Azimut – ma crediamo che nei prossimi 12 mesi l’industria perderà comunque tra il 20 e il 30% degli asset in gestione, ci sarà una forte razionalizzazione, emergeranno solo i più forti, per questo sotto il profilo delle fusioni e delle acquisizioni credo che qualcosa succederà. Speriamo ora che i grandi gruppi decidano di investire nell’industria”. Diversi i fattori che secondo Martini stanno impattando sui fondi: dall’eccessivo orientamento al breve termine, a una qualità gestionale non eccelsa, alle politiche commerciali delle banche che preferiscono strumenti meno trasparenti.
Il presidente di Credit Agricole A. M. Sgr, Paul-Henri de La Porte du Theil, oggi a Milano per la conferenza di presentazione della nuova struttura operante in Italia a seguito dello scioglimento della joint venture con Banca Intesa spiega invece la crisi del risparmio gestito italiano diversamente: “La crisi ha provocato inquietudine – ha detto – c’è bisogno che i prodotti corrispondano meglio alle esigenze dei risparmiatori, i prodotti finanziari si devono evolvere più velocemente”.
Nel mese scorso i fondi azionari hanno scalzato gli obbligazionari dalla prima piazza per ammontare di deflussi, ammontati a quasi 9,7 miliardi. Non è andata molto meglio per tutte le altre macrocategorie, ad eccezione dei fondi di liquidità, la cui raccolta è cresciuta di 886,4 milioni di euro. Un altro segnale della maggiore richiesta di sicurezza dei risparmiatori, orientati verso prodotti da ritorni tendenzialmente più contenuti ma considerati meno rischiosi. E’ continuata invece l’emorragia dagli obbligazionari (-6 miliardi), dai bilanciati (-1,8 miliardi) e dai flessibili (-2,8 miliardi) oggetto nel 2007 di un forte sviluppo da parte delle società di gestione. Positiva, al contrario di quanto emerso dai dati preliminari la raccolta netta dei fondi hedge, pari a 192 milioni. Smentita infine anche la tesi per cui il deterioramento della raccolta dei fondi italiani dovrebbe andare ai fondi esteri in ragione di un più favorevole trattamento fiscale. Gli esteri hanno lasciato sul terreno in gennaio 2,7 miliardi e i fondi roundtrip 7,7 miliardi. Il patrimonio complessivo è sceso a 593,3 miliardi.