Ecco come Portogallo e Spagna sono un’isola energetica felice e potrebbero dare una mano a tutta l’Europa
La crisi energetica non accenna a placarsi e si corre ai ripari come si può. A sorpresa due paesi che non vanta giacimenti di gas o carbone potrebbero essere la chiave di volta per uscire dall’attuale dipendenza dalle forniture di Mosca.
Parliamo di Spagna e Portogallo che vantano un sistema basato sulle importazioni e su alternative come l’energia solare. Il Portogallo non ha miniere di carbone, pozzi di petrolio o giacimenti di gas. In aggiunta la sua impressionante produzione di energia idroelettrica è stata paralizzata quest’anno dalla siccità. Di contro però la lunga disconnessione del Portogallo dal resto della rete energetica europea ha fatto sì che il Paese venisse definito un‘”isola energetica”.
Oggi con la Russia che ha tagliato le forniture di gas naturale verso l’Europa, il Portogallo si è ritrovato improvvisamente a svolgere un ruolo critico nella gestione dell’incombente crisi energetica europea.
Rinnovabili e GNL, la via alternativa della penisola iberica
Per anni, la penisola iberica è stata tagliata fuori dalla rete di gasdotti e dalle enormi forniture di gas russo a basso costo che alimentano gran parte dell’Europa. Così Portogallo e Spagna negli anni hanno deciso di investire pesantemente in fonti di energia rinnovabili come l’eolico, il solare e l’idroelettrico, e a creare un elaborato sistema di importazione di gas dall’Africa settentrionale e occidentale, dagli Stati Uniti e da altri Paesi. Ora l’accesso a queste fonti energetiche alternative ha assunto un nuovo significato. Le mutate circostanze stanno spostando gli equilibri di potere tra i 27 membri dell’Unione Europea, creando opportunità e tensioni politiche nel momento in cui il blocco cerca di contrastare il ricatto energetico della Russia, gestire la transizione verso le energie rinnovabili e determinare gli investimenti infrastrutturali.
Mentre Bruxelles cerca di capire come gestire la crisi, la possibilità di incanalare più gas verso l’Europa attraverso il Portogallo e la Spagna sta guadagnando attenzione. Insieme, Spagna e Portogallo rappresentano un terzo della capacità europea di trattamento del gas naturale liquefatto. La Spagna ha il maggior numero di terminali e il più grande, anche se il Portogallo ha la posizione più strategica.
Il Portogallo e la Spagna sono stati tra i primi Paesi europei a costruire il tipo di terminali di trattamento necessari ad accogliere navi di gas naturale in forma liquefatta e a riconvertirlo in vapore da convogliare nelle case e nelle aziende. Questo gas naturale liquefatto importato, o GNL, era più costoso di quello che gran parte dell’Europa importava dalla Russia. Ma ora che la Germania, l’Italia, la Finlandia e altre nazioni europee stanno cercando freneticamente di sostituire il gas russo con prodotti sostitutivi spediti via mare dagli Stati Uniti, dal Nord Africa e dal Medio Oriente, questo svantaggio è diventato un vantaggio.