Notizie Notizie Italia I ricavi Telecom restano senza ricarica

I ricavi Telecom restano senza ricarica

26 Gennaio 2007 10:01

Il pacchetto Bersani farà male ai conti degli operatori mobili presenti in Italia e quindi anche a quelli di Telecom.Nonostante ad oggi si conoscano solo le linee guida del decreto legge che ha avuto il via libera dal consiglio dei ministri stanotte, è già possibile avere un’idea di quali potranno essere gli effetti  del previsto divieto di applicazione di costi fissi e contributi per la ricarica di carte prepagate e dell’abolizione della previsione di un termine massimo di utilizzo del credito acquistato.


Secondo le stime, nel corso del 2005 gli italiani avrebbero versato agli operatori mobili 1,714 milioni di euro solo per i costi delle ricariche, facendo aumentare i ricavi degli operatori del 30,2% in tre anni. Tale provvedimento potrebbe dunque mettere a rischio tra il 3 e il 6% dei ricavi dei gestori mobili italiani e una voce che assicura una marginalità superiore al 50%. Secondo un’indagine dell’Agcom, pubblicata il 22 novembre, nel ’05 il fatturato da ricariche è stato giustificato per soli 769 milioni di euro da costi effettivamente sostenuti dagli operatori. Determinante è però ritenuta l’entità della riduzione. Nei giorni scorsi si era ipotizzato un taglio parziale di tale fonte di ricavo, mentre ora appare maggiormente probabile che si procedera a tagli più drastici o addirittura a un completo azzeramento. Nel caso dell’eliminazione delle ricariche le compagnie telefoniche perderebbero 1,7 miliardi di euro di entrate (circa il 12% del totale) e – secondo stime di Euromobiliare – per Telecom Italia si tratterebbe di veder svanire ricavi per oltre 700 milioni di euro, pari a circa il 5% del margine operativo lordo e a circa il 12% dell’utile.


Già nelle scorse settimane gli analisti di diverse case d’affari avevano dato credito alla dichiarazione di intenti fatta da Bersani nel corso della trasmissione televisiva Ballarò del 9 gennaio, predisponendo quindi i primi studi. In previsione della manovra gli analisti di Cheuvreux avevano così ridotto lo scorso 10 gennaio le loro previsioni sull’utile del biennio 2007-2008 del 5%, quelle sul margine operativo lordo del 2007 da 13,5 a 13,2 miliardi e quelle per il Mol 2008 da 13,8 a 13,3 miliardi. Negative anche le considerazioni di Kepler che per lo stesso motivo ha decurtato il loro obiettivo del titolo Telecom Italia da 2,4 a 2,3 euro, adducendo un Mol generato dalle ricariche di 500 milioni di euro, pari a circa il 3,8% dell’Ebitda previsto per il 2007. L’impatto sull’Ebitda di Telecom Italia sarebbe invece nell’ordine del 3% secondo gli analisti di Banca Leonardo.


Sulla stampa di oggi viene riportata con frequenza l’ipotesi che la risposta delle compagnie telefoniche all’eliminazione delle ricariche possa consistere in un incremento delle tariffe sul traffico telefonico in uscita, che non è oggetto di regolamentazione. Secondo una prima stima di Rasbank una compensazione di questo tipo richiederebbe un rialzo medio dei prezzi pari al 10%, che avverrebbe comunque in maniera graduale, non evitando quindi un impatto sui conti 2007. L’ipotesi di un trasferimento dei costi sulle tariffe era già stata presa in esame nell’ambito dell’indagine conoscitiva avviata a maggio dall’Agcom e dall’Antitrust, che in un documento avevano invitato i gestori ad eliminare i costi di ricarica per trasferirli sui prezzi reali al minuto, in modo da rendere più trasparente il costo del servizio.


Minore attenzione da parte degli analisti raccoglie invece un’altra novità inserita dal decreto sulle liberalizzazioni, quella relativa al libero recesso da contratti di telefonia e internet. Con il nuovo decreto spariranno i balzelli e le penali a carico degli utenti che manifestassero la volontà di cambiare gestore o contratto. Il decreto ha infatti stabilito la libertà di recesso e trasferimento senza vincoli temporali o ritardi e con spese non giustificate i contratti stipulati per adesione con operatori di telefonia e di comunicazioni elettronica. Gli attuali contratti dovranno pertanto essere adeguati entro 60 giorni.       (aggiornata alle ore 12.35)