Renzi scaccia (in parte) lo spettro di una manovra autunnale: in ogni caso niente nuove tasse
Il rischio di una manovra autunnale non deve turbare i sonni degli italiani. Il premier Matteo Renzi cerca di tranquillizzare circa le prospettive per l’Italia nei prossimi mesi alla luce della congiuntura economica più debole delle previsioni in questo 2014.
“La ripresa è debole ma non siamo messi male e il prossimo non sarà un autunno caldo. La Troika non arriverà e se mai ci fosse bisogno di una nuova manovra non imporremo nuove tasse e comunque rimarremo sotto il 3% nel rapporto deficit/Pil”. Così il premier Matteo Renzi, in un’intervista pubblicata oggi su La Repubblica. Il numero uno di palazzo Chigi ribadisce che quest’anno non vi sarà una manovra correttiva. “Abbiamo un impegno di ridurre le spese di 16 miliardi di euro, che vuol dire circa il 2% della spesa. Cercheremo di mantenerlo ma in ogni caso non toccheremo le tasse: tutti i denari che servono verranno dalla riduzione della spesa”, ha aggiunto Renzi.
Circa le prospettive economiche, l’ex sindaco di Firenze ritiene che la crescita economica dell’Italia è negativa da tempo ma “il metro chiave è il numero degli occupati, anche questo mese più di cinquantamila. Ma non basta“.
Le proposte di Unimpresa : evitare manovra con due mosse da 15 mld
Per evitare il ricorso a una nuova manovra in autunno Unimpresa proporrà al governo Renzi di tagliare la spesa statale di 15 miliardi di euro. L’associazione ha pensato a un progetto a due vie: eliminare subito 10 miliardi di stanziamenti alle imprese a fondo perduto e ridurre i costi della pubblica amministrazione di 5 miliardi grazie a micro interventi volti a ridurre gli sprechi.
Per evitare il ricorso a una nuova manovra in autunno Unimpresa proporrà al governo Renzi di tagliare la spesa statale di 15 miliardi di euro. L’associazione ha pensato a un progetto a due vie: eliminare subito 10 miliardi di stanziamenti alle imprese a fondo perduto e ridurre i costi della pubblica amministrazione di 5 miliardi grazie a micro interventi volti a ridurre gli sprechi.
Nel primo caso si tratta di agire sulla massa di denaro che la pubblica amministrazione eroga alle imprese, circa 36 miliardi l’anno. Di questi, rimarca Unimpresa, vanno ritenuti intoccabili i 12 miliardi stanziati per la viabilità, le ferrovie e il trasporto pubblico locale. Mentre possono essere risparmiati senza indugi 10 miliardi attingendo in parte ai 7 miliardi gestiti dallo Stato centrale e in parte ai 17 miliardi di competenza delle regioni. Denaro che viene “girato” alle aziende sotto forma di sussidi ala produzione e agli investimenti, ma che non porta ai risultati sperati sul versante della crescita.
La seconda direttrice su cui agire riguarda le spese correnti della pubblica amministrazione, cioè gli acquisti e le forniture di beni e servizi. Una “voce” delle uscite che nel 2013 ammontava a 140 miliardi, cresciuta del 50% in cinque anni. Secondo i calcoli di Unimpresa con un mini taglio pari ad appena il 3,5% del totale si potrebbero racimolare subito 5 miliardi spalmando i sacrifici sull’intera Pa, magari imponendo a tutti i livelli delle amministrazioni statali e pubbliche una revisione dei budget 2013 o eliminando l’acquisto di alcuni beni e servizi superflui o rivedendo coi fornitori i termini economici di altri contratti.