Notizie Notizie Italia Equo compenso: anche Samsung rialza i prezzi, consumatori chiedono intervento governo

Equo compenso: anche Samsung rialza i prezzi, consumatori chiedono intervento governo

1 Agosto 2014 14:16
Prima Apple, ora Samsung. Anche il colosso coreano ha deciso a partire da oggi di far ricadere sui consumatori i costi legati all’aumento dell’equo compenso, cioè del balzello che si paga al momento dell’acquisto di apparecchiature elettroniche (pc, smartphone, tablet, hard disk, pendrive usb ecc.) capaci di copiare su files digitali contenuti protetti dal diritto d’autore

Disattese le indicazioni del governo
L’azione dei dei due leader mondiali nella produzione di prodotti hi-tech va in direzione opposta rispetto a quanto affermato dal governo con il ministro Dario Franceschini che un mese fa, al momento della firma del decreto, aveva rassicurato circa il fatto che l’aumento dell’equo compenso non sarebbe ricaduto sui consumatori ma sui produttori. 

La decisione di Samsumg va a ricadere in maniera ancora più massiccia sui consumatori vista la più vasta gamma di prodotti rispetto ad Apple: non solo smartphone, pc e tablet, ma anche televisori, apparecchi audio-video, fotocamere, etc. Inoltre Samsung a livello di smartphone va a occupare diverse fasce di mercato, dai modelli top gamma a quelli più economici. 
La scorsa settimana Apple aveva ritoccato al rialzo i prezzi dei propri prodotti di punta: l’aumento per l‘iPhone 5S da 16 GB è stato di quasi  4 euro in più, mentre il modello immediatamente superiore per capienza della memoria (quello da 32 GB) ha subito un aumento che si sostanzia in una cifra di poco inferiore ai 5 euro.
Consumatori sul piede di guerra
L’equo compenso “lo paghiamo tutti, forfettariamente, sia che i dispositivi acquistati vengano davvero usati per copiare prodotti coperti dal copyright, sia che no”, rimarca una nota congiunta di Federconsumatori e Adusbef. Una voce di cui il consumatore non si accorge perché è ricompresa nel prezzo di vendita, viene versata dai produttori alla Siae che poi provvede a ripartirla tra gli autori. Samsung ha adeguato i propri listini e ha inviato ai rivenditori una comunicazione che dice in sostanza “noi non intendiamo rinunciare ai nostri profitti, decidete voi se tagliare sul vostro margine di guadagno o scaricare l’aumento sui consumatori”, rimarcano le due associazioni dei consumatori.  
Federconsumatori e Adusbef, che hanno già assunto iniziative con la Siae per fare in modo che a pagare non siano ancora una volta i consumatori, chiedono al ministro Franceschini di far sentire la propria voce, richiamare i produttori di apparecchiature elettroniche al rispetto delle indicazioni governative e se necessario ad adottare adeguati provvedimenti e sanzioni.