Raggiunto accordo commerciale Usa-Cina su Fase 1, l’attenzione passa alla stagione trimestrali
Dopo 20 mesi di guerra dei dazi l’accordo di fase 1 tra Stati Uniti e Cina è stato firmato. I punti salienti dell’accordo prevedono che la Cina acquisti ulteriori beni e servizi americani per un valore di 200 miliardi nell’arco dei prossimi due anni. Trump ha dunque raggiunto l’obiettivo economico designato: ridurre il surplus commerciale di Pechino. Lo scontro Usa-Cina non è ancora al termine e Trump ha già chiarito che i dazi del 25% sui restanti 250 miliardi di dollari di esportazioni cinesi saranno rimossi solo al completamento della Fase 2. Fase dove si affronteranno anche i temi più spinosi relativi ai capitoli Huawei sulle reti 5G e sui sussidi di stato all’industria cinese. Non stupisce infatti che l’accordo non abbia convinto Moody’s, la quale ha affermato in una nota che, sebbene positiva, l’intesa non risolverà le divergenze più cruciali tra le controparti, e che, di conseguenza, “la fiducia delle imprese continuerà a essere zavorrata a livello globale”.
E forse questo, unito alle tensioni d’inizio anno in Medio Oriente, spiega perché l’oro ha continuato a segnare nuovi massimi di periodo. Il prezioso infatti ha sfiorato a inizio anno i 1.600 dollari, valori che non vedeva dal 2013. Diverso il quadro del petrolio. Dopo la fiammata legata alle tensioni tra Iran e Usa, Wti e Brent sono nuovamente scivolati verso il basso (Brent quota intorno ai 64 dollari), in attesa dell’importante meeting Opec di marzo. Sul fronte valutario prosegue, tra alti e bassi, il rafforzamento dell’euro dollaro avviato ad ottobre 2019 e che ha trovato però a 1,12 un importante livello di resistenza, ad indicare che l’euro forte è un concetto tutto ancora da dimostrare. Nelle prossime settimane, a tenere l’attenzione degli operatori, saranno le trimestrali Usa ed europee, i meeting di inizio anno di Fed e Bce e il 50esimo appuntamento del World Economic Forum di Davos.
In questo contesto i trader hanno apprezzato le crescenti fluttuazioni delle borse americane. Il più scambiato nella scorsa settimana con 16 contratti e circa 1,5 milioni di euro di controvalore è risultato il Turbo Long (Isin NL0014035073) legato all’S&P 500 con scadenza prevista per il 17 giugno 2020. Il prodotto presenta una leva di circa 10 volte, in virtù di un livello strike a 3.000 punti e distanza dal Knock Out del 10%. Passando ai singoli titoli, è stato premiato il Mini Short (Isin NL0014038770) legato a FCA con 122 contratti e circa 850 mila euro di controvalore (scadenza prevista per il 19 dicembre 2025). Il prodotto presenta una leva importante che è arrivata a circa 17 volte, in virtù di un livello strike a 11,7238 euro e distanza dal Knock Out del 3%.
Rimanendo in Italia, tra i certificati di investimento più apprezzati troviamo il Memory Cash Collect (Isin NL0013031495) su UniCredit con scadenza il 24 settembre 2020. Il prodotto consente di ottenere un premio ogni tre mesi di 1,75 euro con effetto memoria anche nel caso in cui l’azione UniCredit abbia perso terreno, ma la sua quotazione sia superiore o pari al livello barriera (posta in questo caso al 60% del valore iniziale). Ammonta a circa 753 mila euro il controvalore scambiato su questo prodotto, per un totale di 29 contratti.
Infine, è stato molto scambiato, con 9 contratti e 380 mila euro di controvalore, il Non-Stop Cash Collect (Isin NL0012872386) legato a Intesa Sanpaolo con scadenza prevista per il 22 giugno 2020. Il prodotto consente di ottenere un premio ogni tre mesi di 2,70 euro con effetto memoria anche nel caso in cui l’azione Intesa Sanpaolo abbia perso terreno, ma la sua quotazione sia superiore o pari al livello barriera (posta in questo caso al 80% del valore iniziale).