Qe Bce rimane in primo piano sui mercati: gestori danno fiducia alla ripresa europea, migliora anche sentiment su Italia
Gli effetti del Quantitive easing (Qe) all’europea, che ha debuttato ufficialmente lunedì scorso, si sono già manifestati e continuano a manifestarsi sui mercati finanziari. Soprattutto sul fronte obbligazionario: lo spread tra il Btp e il bund si è portato ai livelli di aprile 2010. Anche i listini hanno festeggiato l’avvio del piano di acquisti di titoli di stato da parte della Banca centrale europea (Bce), registrando a metà settimana nuovi massimi storici.
E le prospettive per la zona euro rimangono improntate all’ottimismo. Anche i gestori danno fiducia alla ripresa europea, Italia compresa. Questa la tendenza che emerge dall’ultimo sondaggio mensile di Morningstar Italy condotto tra le principali case di investimento (tra il 1 e il 9 marzo) che operano in Italia a cui hanno partecipato 23 investitori professionali. Nel complesso, il Morningstar Italy Investment Sentiment index (MIISI), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa) su un orizzonte di sei mesi, mostra che gli intervistati sono convinti che le Borse del Vecchio continente faranno meglio di Wall Street e che l’euro continuerà ad indebolirsi nei confronti del biglietto verde.
Bond, occhi sul Qe europeo
La misura straordinaria lanciata dalla Bce, che prevede l’acquisto di 60 miliardi di euro di bond ogni mese, dovrebbe supportare il mercato durante l’anno. “L’indice di sentiment sui prezzi del Bund decennale tedesco, preso a riferimento per l’area, è posizionato tra la neutralità e lo scenario moderatamente negativo, mentre quello sul BTp italiano di pari-scadenza è più spostato verso la neutralità”, affermano da Morningstar. Tuttavia, la maggior parte dei gestori esclude un sell-off (vendite massicce), in quanto l’inflazione rimarrà su livelli molto bassi e difficilmente ci sarà un drastico miglioramento macro-economico. Permangono inoltre le incognite legate alla situazione greca e all’elevato indebitamento dei paesi periferici.
Guardando oltreoceano, le lancette sono posizionate su uno scenario più negativo per il Treasury decennale statunitense, date le aspettative di un rialzo dei tassi nei prossimi mesi. Sono stabili, invece, le previsioni dei gestori sui prezzi delle obbligazioni emergenti, con l’indice MIISI che rimane intorno ai 52 punti. Gli intervistati sono prudenti, considerato l’aumento del rischio di default per alcuni paesi come il Venezuela, l’Argentina e l’Ucraina, ma non escludono un rimbalzo nel breve.
Europa, sentiment oltre i 70 punti
A marzo, l’indice di sentiment sulle Borse europee è migliorato a 70,11 punti dai 68,6 di febbraio. Mantenendosi decisamente al di sopra dei 50 punti, soglia che divide uno scenario rialzista da uno ribassista. Motivo? Il miglioramento della situazione economica, grazie al calo del prezzo del petrolio e all’euro debole; le minori preoccupazioni per la situazione greca e il consensus sugli utili delle aziende. “Nel 2014 le previsioni erano troppo ottimiste e i mercati sono rimasti delusi, mentre quest’anno sembrano più ragionevoli”, sostengono gli esperti, ricordando di non sottovalutare la riallocazione dei flussi di capitali da parte degli investitori internazionali.
Non c’è dubbio, l’impegno della Bce nella lotta alla deflazione è ben visto dai gestori, testimoniato dal lancio del Quantitative easing che durerà finché il rischio di ribasso dei prezzi non sarà tornato a livelli accettabili. E’ in linea con quello europeo, l’indice di sentiment su Piazza Affari, che supera i 69 punti, in ulteriore aumento rispetto a febbraio.