Professionisti precari, il 61,4% lavora a intermittenza
Il lavoro autonomo diventa sinonimo di precarietà. È quanto emerge dalla ricerca “Professionisti: a quali condizioni?” messa a punto dall’Istituto Ricerche Economiche e Sociali (Ires) promossa dalla Consulta delle Professioni Cgil e dalla Filcams. Ben il 61,4% tra i professionisti ha dichiarato infatti di alternare periodi di lavoro a quelli di disoccupazione, considerando gli ultimi cinque anni. Da qui le numerose preoccupazioni da parte dei lavoratori autonomi: avere compensi equi ma soprattutto tutele sociali in caso di malattia, infortunio, maternità, disoccupazione, assieme all’accesso al credito, alla regolazione dei tempi di pagamento alla formazione sono le principali timori dei professionisti autonomi e dei praticanti. Questa necessità di tutela e di riconoscimento dei professionisti si presenta come una “drammatica urgenza”, poiché ben il 63,7% sarebbe disponibile ad andare all’estero e il 40,6% dei rispondenti sarebbe addirittura disposto a cambiare lavoro pur di migliorare le proprie condizioni di lavoro. Dall’indagine Ires-Cgil emerge come “il lavoro autonomo non sia più lo stesso perché la capacità di contrattare del singolo nei confronti dei propri committenti non è più la stessa – commenta Davide Imola, Responsabile Professioni Cgil – e, in Italia, contrariamente al resto d’Europa, non si è intervenuti dal punto di vista legislativo o contrattuale per riequilibrare la parte contraente che si stava indebolendo”.