La previdenza sotto i principi del Corano: sarà un mercato in crescita
Nel mondo della previdenza prende sempre più piede la finanza islamica, ossia l’investimento coerente con i principi della Sharìa, la legge coranica. E sì, perchè proprio l’attenta osservazione di principi e strette regole ha sostenuto la categoria nella tempesta dei mercati finanziari, resistendo alla crisi e raccogliendo così sempre più consensi e interesse da parte degli investitori. I principi cardine su cui si basa la finanza islamica si possono riassumere in quattro punti. Innanzitutto il divieto di pagamento di interessi usurai e un investimento socialmente responsabile con una minima presenza di rischio o incertezza. No alla speculazione, in quanto gli investimenti devono essere orientati in senso produttivo. Ma non tutti i settori vanno bene: sono infatti escluse quelle attività economiche contrarie al Corano, come la produzione o distribuzione di alcol, tabacco, armi, carne suina e poi pornografia e gioco d’azzardo. Attualmente l’offerta di questa tipologia di strumenti in tema previdenziale è ancora poco sviluppata. Nel mondo esistono 500 fondi islamici che gestiscono 50-70 miliardi di dollari. I Paesi più progrediti sono Francia e Germania, mentre l’Italia rimane il fanalino di coda dell’Europa. Logicamente, il fenomeno della finanza islamica va di pari passo con quello dell’immigrazione. Ed è per questo che gli esperti credono che questo tipo di previdenza sarà in continua crescita: oggi in Europa gli islamici rappresentano circa il 15% della popolazione, ma si stima che nel 2015 saranno un cittadino su cinque.