Pressione fiscale scende in Italia, ma rimane tra le più alte dei Paesi Ocse
La pressione fiscale in Italia è tra le maggiori dei Paesi Ocse, seppur abbia registrato nel 2013 un lieve calo. Secondo il rapporto diffuso oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la pressione fiscale in Italia è stata nel 2013 pari al 42,6% del Pil, contro il 42,7% dell’anno prima. Un movimento in controtendenza sia rispetto agli anni passati (è dal 200 che continuava a salire), sia rispetto a quello della media dei Paesi Ocse, dove la pressione fiscale è aumentata dello 0,4%, fino a raggiungere il 34,1% del Prodotto interno lordo dei Paesi dell’organizzazione parigina.
Scorrendo la classifica, la Danimarca è largamente in testa con un tasso di prelievo del 48,6% del Pil, davanti alla Francia (45%) e al Belgio (44,6%). L’Italia scende di un posto ma rimane comunque nella parte alta, esattamente alla sesta posizione, con una pressione fiscale del 42,6% del Pil, appunto. In fondo, si trova il Messico, con una pressione fiscale di solo il 19,7% e il Cile con il 20,2%.
Guardando alla composizione della pressione fiscale in Italia, emerge che sono le imposte sul reddito delle persone e i contributi previdenziali a fare la parte del leone, mentre si ha una percentuale minore di entrate dalle imposte sul reddito delle società e dei beni e servizi. Per quanto riguarda l’Iva, che è stata aumentata negli ultimi cinque anni nella maggior parte dei Paesi e che attualmente si attesta al 22% in Italia, risulta sopra la media Ocse ferma al 19,1%. Nonostante ciò, l’Iva rappresenta per l’Italia solo il 13,8% del totale del prelievo fiscale, rispetto al 19,5% della media Ocse.