Powell scarica su Trump la colpa dei mancati tagli Fed. Ora Wall Street brama 5 sforbiciate

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Dal Forum di Sintra è emerso un Jerome Powell più dovish rispetto al recente passato, lasciando di fatto uno spiraglio aperto per un taglio dei tassi a luglio, rimarcando come senza i dazi i tassi sarebbero già scesi.
Powell: “Senza dazi tassi sarebbero già scesi”
Dopo le continue bordate di Donald Trump contro il presidente della Fed Jerome Powell per i mancati tagli dei tassi, l’attesa era massima per quello che avrebbe detto il numero uno della banca centrale Usa. Che ha subito indirettamente risposto alla Casa Bianca. “Se non ci fossero stati i dazi di Trump, avremmo già tagliato di nuovo i tassi”, le parole pronunciate ieri al Forum Bce, aggiungendo un riferimento al problema del debito Usa non è sostenibile, così come già affermato 12 mesi prima proprio a Sintra.
Volgendo lo sguardo invece alla congiuntura economica, Powell vede l’economia Usa in una posizione “molto buona”, con l’inflazione scesa vicino al 2% (2,3%) e disoccupazione al 4,2%.
“Non abbiamo ancora visto effetti dai dazi e non ce li aspettavamo ora – ha precisato – . Abbiamo sempre detto che la tempistica, l’ammontare e la persistenza dell’inflazione sarebbero stati altamente incerti. Sicuramente è migliorata. Stiamo guardando e ci aspettiamo di vedere durante l’estate alcuni dati, ma siamo pronti a vedere che possono essere più alti o più bassi, o più tardivi o più precoci di quello che ci aspettiamo”.
Taglio già questo mese? Powell non lo esclude
Powell ha rimarcato come la maggioranza nel comitato di politica monetaria si aspetta che sia tempo di iniziare tagliare più avanti quest’anno i tassi. “Dipenderà dai dati che monitoriamo, cosa succede all’inflazione e cosa no e anche nel mercato del lavoro, eventuali segnali di debolezza”, senza escludere a priori un taglio già questo mese a chi gli chiedeva se il taglio potesse partire da luglio.
“Il presidente della Fed Jerome Powell ha mantenuto il suo solito tono cauto a Sintra, ribadendo un approccio rigoroso, basato sui dati, che manterrà il dollaro estremamente sensibile ai dati sull’occupazione e sull’inflazione. In particolare, Powell si è rifiutato di escludere un taglio dei tassi a luglio, quindi un calo significativo delle buste paga (dato in arrivo domani) darebbe ai mercati il permesso di anticipare un allentamento monetario già a partire da questo mese”, rimarcano gli esperti di Ing.
Le attese del mercato
Ma cosa si aspetta il mercato? I futures sui fed funds scontano al momento più di cinque tagli oltreoceano entro fine 2026. Le aspettative sono diventare più aggressive rispetto ai 4 tagli attesi fino a poche settimane fa complici le dichiarazioni di Trump in merito al successore di Powell che arriverà tra meno di un anno (mandato in scadenza a maggio 2026) e con ogni probabilità sarà un presidente maggiormente propenso a politiche monetarie più accomodanti.
Attese che si sono tradotte in rendimenti più bassi dei Treasury su tutto l’arco della curva e soprattutto in un dollaro ancora più debole. Va ricordato che un trend di discesa del biglietto verde simile lo si è visto anche durante il primo mandato di Trump. L’euro passò da 1,05 a 1,2 fino ad ottobre 2017 per toccare 1,25 nel prima metà del 2018.
Lagarde (Bce) non si sbilancia su riflessi di euro così forte
Intanto ieri Christine Lagarde ha affermato che la Bce sui tassi “continuerà a decidere meeting dopo meeting, sulla base dei dati, e non ci impegniamo ad alcun percorso predefinito” sui tassi. Non si è sbilanciata sull’effetto cambio, con l’euro spintosi sopra 1,18 dollari. “Ne teniamo conto, ma riflette anche la forza della nostra economia e c’è un deprezzamento del dollaro. Guardiamo anche ai flussi dei capitali”, ha detto. Più esplicito il membro Bce Kazaks, noto falco, che ha dichiarato che la forza dell’euro potrebbe alimentare supporto per un altro taglio, cosa che ieri ha fatto calare i rendimenti dell’aera euro.
“Si parla tanto dell’impatto dei dazi sull’export. Ma un Euro in rialzo del 14% quasi da inizio anno costituisce a sua volta un bel freno per le esportazioni, nei prossimi trimestri. Per non parlare di cumularsi dei 2 effetti”, spiega Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.