Poste Italiane, governo accelera su privatizzazione. E spunta possibile coinvolgimento in affaire Telecom
Torna caldo sul tavolo del governo il dossier Poste Italiane. La campagna di privatizzazioni dell’esecutivo guidato da Enrico Letta vedrà protagonista Poste Italiane nella seconda tranche di dismissioni con collocamento sul mercato delle azioni probabilmente già la prossima primavera. Ieri nel discorso alla Camera il premier ha accennato alla possibile apertura al mercato di Poste Italiane con l’intenzione di studiare con azienda e i sindacati l’apertura di capitale che dovrebbe prevedere la partecipazione dei lavoratori all’azionariato permettendo una loro rappresentanza negli organi societari. Intanto oggi Il Messaggero ha riportato l’indiscrezione circa un possibile dossier aperto dall’esecutivo per coinvolgere proprio Poste Italiane nella questione Telecom Italia nel caso il deal con Telefonica non andasse il porto per questioni di antitrust.
Sul mercato il 30-40% di Poste Italiane, forse già a primavera
Il dossier per la privatizzazione di Poste Italiane dovrebbe prevedere il collocamento di una quota tra il 30 e il 40% del gruppo, mantenendo quindi una netta maggioranza di controllo pubblico. Una valutazione prudenziale per Poste Italiane è di almeno 10 miliardi di euro complessivi con quindi un introito da collocamento per 3-4 mld di euro. L’offerta pubblica di vendita secondo quanto indicato oggi dai principali organi di stampa sarebbe rivolta per il 50-60% a investitori istituzionali, mentre la restante parte andrà al pubblico retail. L’ad di Poste Italiane, Massimo Sarmi, ha rimarcato che una parte di azioni sarà riservata ai dipendenti del gruppo attraverso azioni gratuite che potrebbero arrivare a rappresentare il 3-5% del capitale totale con anche un rappresentante dei dipendenti nel consiglio di amministrazione di Poste.
Il dossier per la privatizzazione di Poste Italiane dovrebbe prevedere il collocamento di una quota tra il 30 e il 40% del gruppo, mantenendo quindi una netta maggioranza di controllo pubblico. Una valutazione prudenziale per Poste Italiane è di almeno 10 miliardi di euro complessivi con quindi un introito da collocamento per 3-4 mld di euro. L’offerta pubblica di vendita secondo quanto indicato oggi dai principali organi di stampa sarebbe rivolta per il 50-60% a investitori istituzionali, mentre la restante parte andrà al pubblico retail. L’ad di Poste Italiane, Massimo Sarmi, ha rimarcato che una parte di azioni sarà riservata ai dipendenti del gruppo attraverso azioni gratuite che potrebbero arrivare a rappresentare il 3-5% del capitale totale con anche un rappresentante dei dipendenti nel consiglio di amministrazione di Poste.
Il gruppo Poste Italiane ha archiviato il 2012 con utili per 1, 032 miliardi di euro e ricavi totali per 24 mld, in crescita rispetto ai 22 mld del 2011.
Possibile matrimonio Poste-Telecom?
Poste Italiane, che già si appresta ad entrare nell’azionariato di riferimento di Alitalia avendo garantito un impegno di 75 mln di euro per la sottoscrizione dell’inoptato dell’aumento di capitale del vettore di bandiera, potrebbe entrare in gioco anche nell’affaire Teelcom Italia. Secondo quanto riportato oggi da Il Messaggero, il governo potrebbe spingere per una possibile integrazione tra Poste e Telecom Italia dopo aver proceduto alla privatizzazione della prima. Un’ipotesi che potrebbe prendere sempre più piede se si confermeranno le difficoltà per Telefonica a salire nel capitale di Telecom a causa di questioni antitrust. Settimana scorsa l’antitrust brasiliana ha inflitto una multa a Telefonica a seguito dell’ascesa nel capitale di Telco, la holding che controlla Telecom Italia, sollecitando l’uscita da Tim Brasil oppure di trovare un partner per Vivo, la controllata carioca del gruppo spagnolo.
Poste Italiane, che già si appresta ad entrare nell’azionariato di riferimento di Alitalia avendo garantito un impegno di 75 mln di euro per la sottoscrizione dell’inoptato dell’aumento di capitale del vettore di bandiera, potrebbe entrare in gioco anche nell’affaire Teelcom Italia. Secondo quanto riportato oggi da Il Messaggero, il governo potrebbe spingere per una possibile integrazione tra Poste e Telecom Italia dopo aver proceduto alla privatizzazione della prima. Un’ipotesi che potrebbe prendere sempre più piede se si confermeranno le difficoltà per Telefonica a salire nel capitale di Telecom a causa di questioni antitrust. Settimana scorsa l’antitrust brasiliana ha inflitto una multa a Telefonica a seguito dell’ascesa nel capitale di Telco, la holding che controlla Telecom Italia, sollecitando l’uscita da Tim Brasil oppure di trovare un partner per Vivo, la controllata carioca del gruppo spagnolo.