Notizie Notizie Italia Popolare di Vicenza: da Zonin e vecchia gestione danni da 2 miliardi. E la Bce commina maxi-sanzione

Popolare di Vicenza: da Zonin e vecchia gestione danni da 2 miliardi. E la Bce commina maxi-sanzione

7 Aprile 2017 16:51

Va avanti la saga delle banche venete, in attesa di scoprire quale decisione prenderanno le autorità europee sulla richiesta di una ricapitalizzazione precauzionale per salvarle.

Appena due giorni fa il commissario Ue alla concorrenza Margrethe Vestager ha invocato prudenza affermando che, riguardo al dossier, Bruxelles non è ancora “così avanti, dal momento che le autorità italiane stanno anche riflettendo sul da farsi”. Di conseguenza, le trattative tra l’Unione europea e la Bce da un lato e l’Italia dall’altro vanno avanti in modo “meno avanzato” rispetto a quelle che hanno per oggetto Mps.

Intanto, si apprende che il danno patrimoniale che è stato sofferto da Popolare di Vicenza per le condotte illecite e gli episodi di mala gestione dei vecchi vertici è stato di almeno due miliardi di euro, e che la Bce ha avviato un procedimento sanzionatorio a causa della banca, a causa di “un’erronea informazione al pubblico” in tema di “requisiti di fondi propri” nei rendiconti al 31 dicembre 2014 e al 31 marzo. Proposta una maxi-sanzione di 34 milioni.

Questo, mentre gli attuali amministratori di Pop Vicenza hanno presentato un conto da due miliardi a 32 tra ex amministratori sindaci e dirigenti. 

Nuovi dettagli sono emersi tra l’altro sulla vecchia gestione a seguito dell’interrogatorio, che sarebbe durato più di sette ore, a cui i pm vicentini hanno sottoposto Samuele Sorato, ex direttore generale della Banca Popolare di Vicenza, che rassegnò le dimissioni nel 2015 e che è ingato per i reati di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.

Parla così, in base a quanto risulta da un articolo di La Repubblica, l’avvocato Fabio Pinelli che, insieme a Gianni Pipeschi, assiste Sorato: 

Zonin, che accusa il mio assistito, sapeva tutto quello che avveniva in banca, di cui era una sorta di deus ex machina. Ma i meccanismi decisionali coinvolgevano un gran numero di soggetti. Solo alla determinazione del valore dell’azione, lavoravano una cinquantina di persone, fra consiglieri, revisori e consulenti esterni”. 

I pm vicentini indagano anche sul crollo del valore delle azioni, dai 62,50 euro fissati nel biennio 2013/2014 a 10 centesimi l’anno successivo.

Nel documento che la difesa di Sorato ha depositato in procura, si legge che l’indagato sostiene anzitutto che “le comunicazioni ufficiali della banca … venivano deliberate dal consiglio di amministrazione”, di cui Gianni Zonin per 19 anni è stato presidente. 

Riguardo al “tema dei finanziamenti a terzi, anche finalizzati all’acquisto di azioni della banca, questi erano oggetto di adeguate procedure di controllo da parte delle molteplici strutture deputate allo stesso (audit, compliance, risk management, ufficio contabilità e segnalazioni di vigilanza, comitato per il controllo, collegio sindacale e società di revisione)”. Nelle operazioni baciate, “il dott. Sorato, pur avendone la facoltà, non ha mai istruito pratiche di fido e giammai deliberato o autorizzato un affidamento, ad eccezione del contesto, assolutamente residuale, dei finanziamenti e dei mutui concessi ai dipendenti”.

Sorato non è riuscito a schivare tuttavia la richiesta di risarcimento arrivata dagli attuali vertici. L’ex AD è stato considerato “responsabile di comportamenti di inaudita gravità”, mentre l‘ex presidente Zonin è stato definito “vero e proprio dominus della banca”, stando a quanto riporta l’atto di citazione presentato dalla banca al Tribunale di Venezia.

 

 

Intanto la pazienza dei dipendenti delle due banche venete Pop di Vicenza e Veneto Banca è al limite, come emerge dal comunicato coingiunto dei Segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unisin:

Chiunque pensi ai licenziamenti, che avrebbero inevitabili e drammatiche ricadute in termini sociali, si troverà a fare i conti con la mobilitazione nazionale di tutta la categoria e lo sciopero deciso unitariamente da tutto il sindacato. Questo è il messaggio forte e chiaro che mandiamo ai vertici delle due banche venete, al Governo e alla Commissione europea a Bruxelles”.

Nel comunicato si auspica che il governo agisca “per dare la sveglia a Bruxelles. I tempi delle decisioni per la ricapitalizzazione precauzionale pubblica devono essere veloci e non si può correre il rischio di sprecare le risorse previste il legge di stabilità per il 2017 per lungaggini burocratiche dell’Europa. Per questo siamo pronti ad organizzare un presidio e una manifestazione a Bruxelles”.

A farsi portavoce delle ansie dei risparmiatori e dei correntisti delle due banche è stata nelle ultime ore, tra gli altri, Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo che, in un’intervista rilasciata a Bergamonews ha detto di guardare con particolare interesse ai quasi 2500 investitori bergamaschi di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Così Busi:

“Si stanno dando tutti un bel daffare per salvare le banche venete… per salvare i correntisti un po’ meno”.

A proposito delle offerte transattive con cui le due banche hanno tentato di evitare le cause legali da parte dei risparmiatori cosiddetti “azzerati” – Veneto Banca aveva proposto un’offerta transattiva di risarcimento pari al 15% di ogni azione; Banca Popolare di Vicenza offriva 9 euro ad azione – così ha fatto notare Carlo Piarulli, Referente Nazionale Adiconsum del Settore Credito:

“Adiconsum non ha mai fatto mistero di ritenere tali offerte insoddisfacenti per quei tanti risparmiatori che avevano investito più o meno consapevolmente in azioni i propri risparmi, promuovendo ricorsi agli Organi competenti. Si tratta di oltre 190.000 posizioni, quasi 2500 nella sola provincia di Bergamo! Abbiamo già ricevuto molte segnalazioni di risparmiatori che hanno ricevuto, presso le Filiali, pressioni per acquistare azioni unitamente alle domande di fido o di mutui: questo tipo di condotte è sanzionabile in via civilistica con l’invalidità delle operazioni, se le condizioni non erano agevolate”.

E le varie azioni delle autorità italiane competenti vengono considerate del tutto insufficienti:

Adiconsum ritiene “del tutto insufficiente e lacunosa l’azione legislativa del Parlamento e l’azione giudiziaria e risarcitoria dei cittadini risparmiatori coinvolti. Va anche detto che solo una minoranza si sono costituiti nei vari processi penali ancora in corso. Pochi dirigenti  sono stati condannati per i vari fallimenti finanziari che hanno percorso questo decennio”.