Ponderazione Btp in bilanci banche: da Abi e Confindustria netto no. Mef chiarisce parole Gualtieri
E’ fondamentale che dal Parlamento italiano arrivi un no corale alla ponderazione dei titoli di stato italiani. Parola del numero uno dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, che ha parlato nel corso della seconda giornata del Rome Investment forum.
“Sarebbe utile se il parlamento italiano su alcuni presupposti, come il rifiuto totale della ponderazione dei titoli di stato, si trovasse tutto concorde”, ha detto Antonio Patuelli. “Il testo del Mes – ha continuato il presidente dell’Abi – è meno rivoluzionario di quello che si temesse poteva essere” e “ritengo che gli ultimi giorni abbiano creato chiarimenti importanti”.
In ogni caso, dopo il Mes “non ci sarà ponderazione sui titoli di Stato, e questo è assolutamente un elemento importante” perché Bruxelles “non può darsi direttive diverse da Basilea”.
Per comprendere bene la questione della ponderazione dei titoli di stato italiani, bisogna ricordare che i paesi falchi dell’Eurozona, Germania in primis con la Bundesbank guidata da Jens Weidmann, vorrebbero che gli istituti di credito italiani snellissero la presenza dei bond italiani nei loro bilanci, per arginare il rischio Italia e smorzare il cosiddetto “doom loop”, abbraccio mortale tra banche e titoli emessi dallo stato a cui appartengono.
Tale è la paura teutonica di quella che potrebbe di fatto diventare una bomba nelle pance delle banche italiane che un rarticolo dell’emittente tedesca Deutsche Welle aveva parlato di incubo italiano dell’Eurozona, definendolo peggiore di quello di una eventuale Brexit. Un incubo rappresentato anche dall’idea dei minibot dell’economista leghista e presidente della Commissione bilancio della Camera, Claudio Borghi.
Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri aveva però chiarito già all’inizio di novembre, commentando l’auspicio del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz di completare l’Unione bancaria (con tanto di disponibilità a giungere a un compromesso sull’opzione di creare una garanzia unica dei depositi bancari (Edis), che la realizzazione del piano non avrebbe dovuto presupporre alcuna modifica delle regole sui titoli di Stato in pancia alle banche:
“Naturalmente è positivo che, nel dibattito in corso, anche da parte tedesca ci sia una crescente consapevolezza sulla necessità di completare l’Unione bancaria e di introdurre una garanzia comune sui depositi – aveva detto il titolare del Tesoro lo scorso 7 novembre – questo è positivo, ma ci sono altri aspetti della proposta sui quali la nostra opinione è diversa, come per esempio la modifica del trattamento prudenziale dei titoli sovrani”.
Del dossier lo stesso Gualtieri è tornato a parlare ieri, anche lui in occasione del Rome Investment forum. Il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) oggi ha tenuto a chiarire le parole del ministro, precisando che dal titolare del Tesoro non è arrivata nessuna apertura verso l’opzione di stabilire un tetto per la presenza dei BTP e in generale dei titoli di stato nei bilanci delle banche:
“Il riferimento a possibili incentivi alla diversificazione degli asset, nel quadro della introduzione di una garanzia europea dei depositi, non rappresenta una apertura a un tetto per i titoli di Stato ma riguarda un’ipotesi molto diversa. Una base per una riflessione e non ancora una concreta proposta”, si legge nella nota del Ministero dell’economia. Si è trattato insomma di una semplice “riflessione”, quindi, “secondo cui la normativa e la vigilanza potrebbero incentivare la diversificazione transfrontaliera di tutti gli attivi (non solo dei titoli di Stato), tenuto conto dei vantaggi della diversificazione stessa per la solidità della banca”.
Il Mef ha tenuto a smentire il contenuto di alcuni articoli pubblicati dalla stampa italiana.
Dal Mef, si legge ancora nella nota, “si fa notare” che, “diversamente da quanto suggerito da alcuni titoli di questa mattina il ministro Gualtieri si è chiaramente espresso contro una modifica del trattamento prudenziale dei titoli di Stato, che come è noto attualmente non contempla la ponderazione al rischio né limiti di concentrazione nel patrimonio degli intermediari finanziari, rilevando che eventuali modifiche in tal senso renderebbero l’Europa l’unica giurisdizione al mondo priva di un asset liquido a rischio zero“.
Così Gualtieri aveva affrontato ieri la questione della ponderazione dei titoli di stato:
“Sull’Unione bancaria non vi è ancora consenso su una road map perché l’Italia ha detto chiaramente che una revisione del trattamento dei titoli di Stato sarebbe dannosa, perché renderebbe l’Europa l’unica priva di un asset liquido privo di rischio”. C’è invece “una disponibilità a ragionare sull’introduzione di uno schema europeo di incentivo alla diversificazione dei portafogli, in un quadro di una maggiore armonizzazione dei meccanismi di gestione delle crisi che garantisca una graduale rimozione delle barriere regolatorie che riducono le possobilità di uso effieciente del capitale”.
Un no alla ponderazione sui titoli di stato è e stato espresso sempre in occasione della Rome Investment forum dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia:
“Importante per il Paese è la questione del rifiuto per la ponderazione dei titoli di Stato”. In caso contrario, ha avvertito infatti Boccia, si creerebbe “sfiducia nel Paese” e “ansietà e rischio elevato”. E “cavalcando l’ansietà non facciamo il bene dell’Europa e l’interesse del nostro Paese”. “La ponderazione sui titoli di Stato è innegoziabile”, ha precisatob Boccia.
Così, lo scorso 4 dicembre, intervenendo a un convegno della FABI, Patuelli (ABI) si era espresso, manifestando tutta la sua preoccupazione per il rischio della ponderazione di BTP & Co.
‘Mentre noi discutiamo del Mes, c’e’ una offensiva dei Paesi nordici che dicono che, dopo il Mes, ci deve essere la ponderazione dei titoli di Stato e ci deve essere un sistema maggioritario negli organi della Unione europea: io mi allarmo’. ‘Mi allarmo – aveva continuato – perchè l’Unione europea non ha una costituzione e non ha un Sistema di pesi e contrappesi. La linea del Piave, dietro alla quale non arretriamo è che i titoli di Stato all’interno della Unione europea non possono avere una rischiosità diversa“, aveva insistito Patuelli.