Notizie Notizie Italia PIR: continuano i deflussi complice incertezza macro e crisi politica, Equita vede ripresa nei prossimi mesi

PIR: continuano i deflussi complice incertezza macro e crisi politica, Equita vede ripresa nei prossimi mesi

29 Agosto 2022 17:23

I dubbi degli investitori verso il mercato italiano si riflettono non solo nella perdita del 20,38% da inizio anno del FTSE Mib ma anche nell’economia reale, in particolare nei piani individuali di risparmio (PIR). Questi strumenti, ricordiamo, prevedono un vantaggio fiscale a fronte dell’obbligo che almeno il 70 per cento del portafoglio sia investito in strumenti finanziari emessi da società italiane, che il 30% di questa percentuale sia investito in società non incluse nell’indice azionario FTSE MIB (o equivalenti) e il 5% in società non incluse nell’indice FTSE Mid Cap (o equivalente). L’investimento in PIR deve inoltre essere mantenuto per almeno 5 anni. I PIR furono introdotti dalla legge di bilancio del 2017 proprio per incoraggiare le imprese, anche quelle di piccola e media dimensione, a collocare titoli negoziabili sui mercati.

Secondo i dati raccolti da Il Sole 24 Ore infatti, la raccolta netta dei fondi PIR tradizionali (3.0) da inizio anno è negativa per 137 milioni, dopo essere scesa di 63,1 milioni a luglio, di 76,2 milioni a giugno e di 158,6 milioni a maggio, ma salita di 0,7 milioni ad aprile e di 160 milioni nei primi tre mesi dell’anno.

 

PIR: i motivi della raccolta netta negativa da inizio anno

Sull’economia e sul listino italiano stanno pesando l’elevata incertezza macro e geopolitica causata da guerra Russia-Ucraina e tensioni tra Stati Uniti e Cina nello stretto di Taiwan, a cui si è aggiunta la caduta del governo Draghi e l’incertezza sull’esito delle elezioni politiche del 25 settembre. 

“Riteniamo che l’incertezza macro e politica sull`Italia continuerà a pesare sulla raccolta netta per i prossimi mesi, prima di un recupero che ci aspettiamo nell’ultima parte dell`anno/inizio 2023”, rimarca Luigi de Bellis, co-responsabile Ufficio Studi Equita. 

Un’altra ragione degli ingenti deflussi può essere ricercata nelle probabili prese di profitto: nonostante le performance da inizio anno dei fondi siano negative (fondi azionari mediamente -18% da inizio anno, bilanciati -10,5%, flessibili -13,5%, obbligazionari -9,5%), quelle dal 2017 restano positive e questo potrebbe aver spinto qualche sottoscrittore a disinvestire a conclusione del termine di mantenimento minimo di 5 anni per ottenerne un guadagno, beneficiandone anche fiscalmente.

 

Le eccezioni con raccolta netta positiva da inizio anno

No tutti i player registrano però deflussi. Da inizio anno Arca ha raccolto 48 milioni, Mediolanum 40 milioni, Banca Generali 12,6 milioni. A fine primo trimestre 2022 gli asset gestiti dai PIR complessivi erano pari a 19,8 miliardi complessivi (o 1,7% del volume totale dei fondi collocati in Italia).

 

PIR: le stime di raccolta per i prossimi mesi

Gli analisti di Equita si aspettano che quest’anno la raccolta netta sui PIR tradizionali si attesti a circa +100 milioni €, portando le masse in gestione a quota 19,2 miliardi di euro. Nonostante attualmente le azioni delle mid-cap italiane siano scambiate a un prezzo più caro rispetto alla media storica a 3 anni, il fatto che, secondo un’analisi FABI ripresa dalla stampa del week-end, la ricchezza finanziaria degli italiani ammonti a oltre 5,3 trilioni di euro (tra le più ingenti nell’Unione Europea con una crescita di quasi il 50% dal 2011), fa ben sperare per la ripresa degli investimenti nel mercato nostrano e, di conseguenza, nei PIR. Basterebbe solo educare maggiormente i risparmiatori a livello finanziario, incentivandoli a impiegare su asset italiani e PIR la percentuale di denaro lasciata su conti correnti e depositi, stabile al 31% del totale delle masse. La liquidità resta infatti la forma preferita di allocazione del risparmio degli italiani: il contante è cresciuto del 48%, da 1,1 trilioni di euro del 2011 a 1,63 trilioni di euro del 2021.