Notizie Notizie Italia Pil Italia, inflazione e debito pubblico: luci e ombre dal rapporto Istat

Pil Italia, inflazione e debito pubblico: luci e ombre dal rapporto Istat

21 Maggio 2025 13:43

Nel 2024, l’economia italiana ha proseguito la sua crescita, ma a un ritmo più contenuto rispetto ad altri grandi Paesi europei. Mentre la Francia e soprattutto la Spagna hanno registrato performance migliori, la Germania ha vissuto il secondo anno consecutivo di recessione.

I primi mesi del 2025, tuttavia, si sono aperti con una forte incertezza legata alle tensioni sul commercio internazionale, in particolare per via delle decisioni di politica commerciale degli Stati Uniti.

È questo il quadro delineato dalla 33esima edizione del “Rapporto annuale 2025. La situazione del Paese” pubblicato dall’Istat, che analizza in dettaglio le dinamiche macroeconomiche e strutturali dell’Italia.

Crescita del Pil allo 0,7%: stabile ma lenta

Andando nel dettaglio dei numeri dell’Istat emerge che nel 2024, il prodotto interno lordo italiano è aumentato dello 0,7%, confermando lo stesso ritmo di crescita già visto nel 2023. Si tratta di una crescita modesta se confrontata con quella della Francia (+1,2%) e, ancor di più, con la Spagna, che ha segnato un +3,2%. La Germania, invece, ha registrato un calo del Pil dello 0,2%, dopo il -0,3% del 2023.

L’Istat evidenzia che la crescita italiana è stata sostenuta in misura prevalente dai consumi, che hanno contribuito per 0,4 punti percentuali, in parti uguali tra consumi delle famiglie e consumi collettivi. Gli investimenti hanno dato un contributo positivo di 0,1 punti, mentre le scorte hanno inciso negativamente per quasi 0,2 punti percentuali.

Rispetto ai partner europei, il contributo dei consumi finali alla crescita italiana è stato piuttosto contenuto: 0,9 punti in Germania, 1,0 in Francia e ben oltre 2,5 punti in Spagna. Gli investimenti, invece, hanno offerto un apporto positivo in Italia, a differenza di quanto accaduto in Germania (-0,6 punti) e in Francia (-0,3 punti).

Inflazione in calo nel 2024, ma torna a salire nel 2025

Un altro elemento centrale del rapporto Istat riguarda l’andamento dei prezzi. Nel 2024, l’inflazione misurata attraverso l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è stata pari all’1,1%, una delle più basse in Europa. Questo dato è di 1,3 punti percentuali inferiore alla media dell’area euro, che si è attestata al 2,4%.

Il rallentamento dell’inflazione, si legge nel Rapporto, è stato legato principalmente al forte calo dei prezzi dell’energia, che erano stati la principale causa dell’impennata inflazionistica negli anni precedenti. Tuttavia, nei primi mesi del 2025 si è osservata un’inversione di tendenza: l’inflazione ha ricominciato a salire, superando il 2% tra marzo e aprile. A fine aprile, l’inflazione acquisita per il 2025 risulta pari all’1,9%.

Il debito pubblico cresce, ma resta sotto le stime

Anche il debito pubblico è sotto la lente d’ingrandimento. Nel 2024 ha raggiunto il 135,3% del Pil, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nonostante l’incremento, il dato è migliore rispetto alle previsioni del Piano strutturale di bilancio (135,8%) e alle stime di aprile 2024 della Commissione europea (138,6%).

L’aumento del rapporto debito/Pil è stato influenzato sia dalla maggiore spesa per interessi (+0,2 punti) sia dalla debole crescita del Pil nominale.

Italia cresce ma troppo lentamente rispetto ai colleghi UE

Il Rapporto Istat sottolinea come, negli ultimi dieci anni, la crescita dell’economia italiana sia stata ostacolata non solo da fattori esterni, ma anche da debolezze strutturali interne. In particolare, incidono le ridotte dimensioni delle imprese, la specializzazione produttiva e il basso contenuto innovativo di molti settori.

Queste caratteristiche hanno limitato l’aumento della produttività, elemento chiave per garantire una crescita sostenuta nel lungo periodo. Il quadro dipinto dal Rapporto Istat è chiaro: l’Italia continua a crescere, ma troppo lentamente rispetto ai principali partner europei. I segnali di miglioramento ci sono – come l’inflazione sotto controllo e il debito più basso del previsto – ma restano forti le criticità strutturali che rallentano il potenziale di sviluppo del Paese. Per invertire la rotta, sarà fondamentale puntare su produttività, innovazione e dimensioni d’impresa più competitive.