PIL Italia in frenata: stime UE giù allo 0,7% per il 2025. E Moody’s sta a guardare

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L’economia italiana continua a muoversi a rilento. Le ultime stime della Commissione europea delineano un quadro caratterizzato da una crescita debole e da un debito in aumento, due fattori che alimentano le preoccupazioni sulla tenuta dei conti pubblici e sulla sostenibilità complessiva del sistema economico. Le uniche notizie confortanti arrivano da un’inflazione che rimane sotto controllo e da un miglioramento nei conti pubblici, con un deficit in calo e un saldo primario tornato in territorio positivo.
In questo contesto, i dati potrebbero pesare nelle valutazioni di Moody’s, che venerdì è attesa con la pubblicazione del nuovo rating sull’Italia.
UE rivede al ribasso le stime del PIL italiano
Andando nel dettaglio, la Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’Italia, segnalando un andamento economico più debole rispetto a quanto stimato pochi mesi fa. Nel dettaglio, per il 2025 si prevede una crescita del PIL dello 0,7%, esattamente come nel 2024, mentre nel 2026 l’aumento dovrebbe salire leggermente allo 0,9%. Numeri inferiori rispetto alle stime autunnali, che indicavano una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,2% l’anno prossimo.
Questa frenata si traduce in una performance inferiore alla media dell’Eurozona: Bruxelles prevede infatti una crescita dello 0,9% per l’intera area nel 2025 e dell’1,4% nel 2026. Confrontando i principali Paesi dell’area euro, l’Italia appare meno dinamica: la Spagna è in testa con +2,6% nel 2024 e +2% nel 2025, mentre la Francia cresce dello 0,6% e dell’1,3%. La Germania, dopo due anni di recessione, è ferma nel 2024 e crescerà dell’1,1% nel 2025.
Secondo la Commissione, l’attività economica in Italia sarà sostenuta soprattutto dalla domanda interna, in particolare grazie agli investimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, l’impatto positivo di questi stimoli non sembra sufficiente a rilanciare in modo deciso la crescita.
Inflazione sotto controllo e conti pubblici in miglioramento
Un aspetto positivo arriva dal fronte dell’inflazione. Dopo l’1,1% registrato nel 2023, nel 2024 dovrebbe attestarsi all’1,8% per poi scendere all’1,5% nel 2025 e mantenersi su questi livelli anche nel 2026. La bassa inflazione è il risultato della caduta dei prezzi all’importazione, dell’apprezzamento dell’euro e dell’aumento moderato dei costi interni. A contribuire ulteriormente al contenimento dei prezzi saranno, secondo le previsioni, la moderazione salariale, il miglioramento della produttività e il calo dei costi energetici.
Sul piano dei conti pubblici, la Commissione segnala un miglioramento del disavanzo: nel 2024 il deficit si attesterà al 3,4% del PIL, in calo rispetto all’anno precedente, grazie al graduale superamento dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie, alla fine delle misure anti-crisi energetica e a un buon andamento del gettito fiscale. Anche il saldo primario, cioè il bilancio al netto degli interessi sul debito, è tornato positivo, passando da -3,6% a +0,4%.
Spese e investimenti pubblici in crescita
Aumentano anche gli investimenti pubblici, in parte sostenuti dai fondi europei, mentre la spesa corrente primaria cresce leggermente per via dell’indicizzazione delle pensioni e degli aumenti contrattuali nel pubblico impiego. Per il 2025 il deficit è atteso al 3,3% del PIL, con un carico fiscale in lieve aumento, spinto anche da nuove misure a favore delle famiglie a basso e medio reddito.
Debito pubblico in salita
Nonostante i miglioramenti nei saldi di bilancio, il debito pubblico italiano continua a salire. Nel 2024 è stimato al 135,3% del PIL, in aumento rispetto al 134,6% del 2023. Il rialzo è legato a fattori tecnici, in particolare agli effetti ritardati dei crediti d’imposta sulle ristrutturazioni edilizie. Nel biennio successivo, conclude la Commissione, il debito dovrebbe continuare a crescere, arrivando al 138,2% nel 2026, complice anche il divario tra il costo del debito e il tasso di crescita economica.