Notizie Notizie Italia Pil Italia in crescita ma pesa tagliola dazi. I numeri di Bankitalia

Pil Italia in crescita ma pesa tagliola dazi. I numeri di Bankitalia

13 Giugno 2025 15:56

L’economia italiana continuerà a crescere in modo moderato nei prossimi anni, con il Pil atteso in aumento dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Una traiettoria positiva, quella tracciata da Bankitalia nelle sue nuove proiezioni macroeconomiche diffuse oggi per il triennio 2025-2027, trainata in gran parte dalla ripresa dei consumi interni, sostenuti dal miglioramento del potere d’acquisto delle famiglie e da una graduale riduzione dei tassi di interesse.

Ma la tempesta dazi si profila all’orizzonte minacciando la crescita dell’economia tricolore.

Dazi: un freno per investimenti ed export

Se da una parte via Nazionale conferma la stima del Pil diffusa ad aprile, dall’altra sottolinea come alcuni fattori esterni minano la crescita italiana. Dazi in testa. L’aumento delle tariffe commerciali, in particolare quelli imposti dagli Stati Uniti sulle merci europee, e il clima di incertezza globale potrebbero frenare sia gli investimenti sia le esportazioni italiane, sottraendo circa 0,5 punti percentuali alla crescita complessiva del PIL nel triennio.

Le stime attuali dell’istituto guidato da Panetta si basano sull’ipotesi di un incremento medio dei dazi Usa del 10%. Tuttavia, se questi dovessero tornare ai livelli annunciati lo scorso 2 aprile, la crescita italiana potrebbe risultare ancora più debole: fino a due decimi di punto in meno nel 2025 e mezzo punto in meno nei due anni successivi. “Qualora il livello dei dazi aumentasse ai valori annunciati il 2 aprile (il 20%, ndr) e l’incertezza si mantenesse elevata, la crescita del prodotto potrebbe ridursi rispetto a quella dello scenario di base di circa due decimi di punto percentuale nell’anno in corso e fino a circa mezzo punto percentuale all’anno nel prossimo biennio”.

Un “ulteriore inasprimento” dei dazi, stima Via Nazionale, potrebbe “penalizzare in misura marcata l’attività economica e in particolare le vendite all’estero e gli investimenti, specie se si accompagnasse al permanere di condizioni di elevata incertezza”. Per contro, stima Bankitalia, una “crescita maggiore potrebbe derivare da effetti più pronunciati dell’aumento delle spese per la difesa e le infrastrutture a livello europeo o da un esito delle trattative sulle politiche commerciali più favorevole di quello implicito nello scenario di base”.

Inflazione sotto controllo fino al 2027

Sul fronte dei prezzi, l’inflazione resterà contenuta. Le previsioni indicano un livello medio dell’1,5% nel 2025 e 2026, con un leggero aumento al 2% nel 2027. Al netto delle componenti più volatili (energia e alimentari), l’inflazione di fondo sarà dell’1,8% nel 2025, in calo all’1,6% nei due anni successivi, grazie alla riduzione delle pressioni salariali.

Un altro elemento chiave dello scenario è la discesa attesa dei prezzi energetici, in particolare petrolio e gas, come indicano i contratti futures. Questo trend potrebbe alleggerire i costi per famiglie e imprese. Inoltre, la graduale riduzione dei tassi di interesse contribuirà a sostenere sia i consumi sia, in parte, gli investimenti.

Export in difficoltà, import in crescita

Nel 2025 le esportazioni italiane subiranno un calo, anche a causa della perdita di competitività derivante dall’apprezzamento dell’euro. Solo nel 2026 e 2027 si prevede una timida ripresa, comunque inferiore rispetto all’andamento della domanda estera.

Le importazioni, invece, sono destinate a crescere, spinte dalla domanda interna. Di conseguenza, il saldo della bilancia dei pagamenti si manterrà stabile, intorno all’1% del PIL per tutto il triennio.

Occupazione e produttività: segnali positivi, ma lenti

Infine, sul fronte lavoro, secondo via Nazionale anche il mercato del lavoro mostra segni di miglioramento, seppure graduali. L’occupazione aumenterà nei prossimi anni, ma a un ritmo più lento rispetto al PIL. Questo si tradurrà in un lieve recupero della produttività del lavoro. Il tasso di disoccupazione continuerà a diminuire, fino ad attestarsi al 6% nel 2027.