Pil: Istat rivede al ribasso le stime, pesa il crollo dei consumi
La crisi continua a farsi sentire e i numeri sul Pil ne sono una prova. L’Istat ha infatti rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano che ha fatto rilevare un dato annuo peggiore dalla fine del 2009 quando la flessione era stata del 3,5%.
Nel secondo trimestre il Prodotto interno lordo del Belpaese, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato un calo su base trimestrale dello 0,8% e del 2,6% rispetto ai tre mesi del 2011. La stima preliminare diffusa il 7 agosto scorso aveva misurato una diminuzione congiunturale dello 0,7% e una flessione tendenziale del 2,5%. L’Istat precisa che il secondo trimestre ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al secondo trimestre del 2011.
Rispetto al trimestre precedente, prosegue l’istituto di statistica, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in misura significativa, con cali dello 0,7% dei consumi finali nazionali e del 2,3% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni hanno subito una flessione dello 0,4% e le esportazioni sono aumentate dello 0,2%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto un punto percentuale alla crescita del Pil (-0,6 i consumi delle famiglie e -0,4 gli investimenti fissi lordi), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,2 punti percentuali.
Tutti e tre i grandi comparti di attività economica, registrano una diminuzione congiunturale del valore aggiunto: -1,9% per l’agricoltura, -1,6% per l’industria e -0,5% per i servizi. In termini tendenziali, il valore aggiunto è aumentato dello 0,9% nell’agricoltura, mentre è diminuito del 6,0% nell’industria in senso stretto, del 6,5% nelle costruzioni e dell’1,1% nel complesso dei servizi.