Piazza Affari si arrampica a nuovi top a 13 mesi, i titoli top e flop della settimana sul Ftse Mib
Colpo di reni a fine ottava per Piazza Affari che si accoda al sentiment positivo delle altre maggiori Borse mondiali. L’indice Ftse Mib ha così chiuso oggi con una crescita dello 0,72% a 24.393 punti. Per l’indice guida milanese si tratta dei livelli più alti a oltre 13 mesi. Dista il 2,5% circa la soglia dei 25 mila punti, resistenza chiave che l’indice Ftse Mib non riesce a valicare da ben 13 anni.
Migliori della settimana
Ecco la classifica dei migliori della settimana sul Ftse Mib con Hera che ha trovato sponda nei conti 2020 oltre le attese. Molto bene anche Ferrari e Telecom, con quest’ultima che continua il suo marzo di saliscendi.
1) HERA +6,3%
2) FERRARI +5,7%
3) PRYSMIAN +5,5%
4) TERNA +5,1%
5) TELECOM ITALIA +5,1%
E peggiori
Tra i peggiori figura invece Leonardo bersagliata dalle vendite ieri a seguito del rinvio dell’IPO di Drs. Male anche Buzzi che ha pagato i conti 2020 e l’uotlook non convincente.
1) LEONARDO -10,2%
2) BUZZI UNICEM -3,5%
3) FINECOBANK -3,3%
4) MONCLER -3,0%
5) DIASORIN -2,9%
Sentiment torna positivo grazie anche ad assist Biden a UE su vaccini
Oggi tra gli investitori sono tornate a prevalere le speranze di ripresa economica rispetto ai timori per la situazione sanitaria in Europa. Ad alimentare il sentiment positivo in Europa ha contribuito anche l’appoggio espresso ieri da Biden all’UE per la campagna vaccini. Sul fronte emissioni, oggi il Tesoro ha piazzato Bot semestrali per 7 miliardi al tasso di -0,486%. Il trittico di aste di fine mese terminerà martedì 30 marzo con il collocamento da parte del Tesoro di titoli a media-lunga scadenza per massimi 8,5 miliardi di euro.
Oggi exploit di Telecom e dei titoli oil
In ripresa oggi i titoli del comparto oil: Tenaris ed Eni mostrano guadagni rispettivamente del 3,64% e dell’1,19% in scia alle positive performance del petrolio con il rischio che il blocco del Canale di Suez duri ancora a lungo.
Positiva anche Telecom Italia (+3,48% a 0,4519 euro) al centro dell’attenzione nell’ultimo periodo per gli sviluppi sulla rete unica. Stando a quanto riporta Repubblica il progetto di rete unica sostenuto dal nuovo esecutivo potrebbe ricalcare quello discusso tra CDP e TIM la scorsa estate. Il Sole 24 Ore sottolinea analogamente la priorità del governo di accelerare sulla cablatura del Paese e riporta un’indicazione di 2 miliardi di sinergie attivabili dalla rete unica ma solo se la combinazione sarà realizzata entro 12-18 mesi.
Analisti alzano gli obiettivi su Poste
Segno più per Poste Italiane (+0,86% a 10,55 euro) su cui Barclays ha avviato la copertura con rating overweight, target price di 14 euro (implica un potenziale upside del 34%) e hanno indicato tre driver che supportano la valutazione. In particolare, il primo riguarda “la distribuzione di servizi finanziari, con una ripresa delle vendite di prodotti assicurativi dall’investimento della liquidità in eccesso dei clienti e un graduale cambiamento nella loro asset allocation, supportata anche dagli sforzi di Poste nel miglioramento delle competenze del franchising distributivo”. Il secondo punto riguarda il potenziale spedizioni business to consumer: “i risultati del 2020 erano già molto forti, ma prevediamo un’ulteriore crescita grazie all’incremento strutturale della penetrazione dell’e-commerce in Italia”, spiegano da Barclays che indicano come terzo driver l’outlook sui dividendi. “Ci aspettiamo un rendimento da dividendi del 5% nel 2021, e una crescita del 6% su base annua a partire dal 2022”, indica la banca d’affari inglese.
Sempre su Poste oggi si sono espressi gli esperti di Intesa Sanpaolo alzando il prezzo obiettivo da 9,7 euro a 12,3 e hanno mantenuto il rating add. “Una settimana fa Poste Italiane ha presentato il suo nuovo piano industriale al 2024 che punta sulla sua capacità di trarre vantaggio dai trend secolari delle spedizioni, dai pagamenti digitali e dal wealth management, facendo leva sulla piattaforma omnicanale della distribuzione italiana”, sottolineano da Intesa aggiungendo che il piano prevede una politica dei dividendi molto visibile, che con “un rendimento medio atteso del 5,5% dei dividendi nei prossimi cinque anni, dovrebbe sostenere il prezzo di mercato delle azioni”.
In spolvero infine Atlantia (+1,62%) con Edizione e Fondazione CRT che hanno fatto sapere che voteranno contro il prolungamento dei tempi per la scissione. In una nota diffusa ieri sera Edizione ha annunciato di avere “preso atto dell’assenza, allo stato, di proposte di potenziali investitori per l’acquisto della partecipazione in ACC riveniente ad Atlantia per effetto di detta scissione – pari, in trasparenza, al 55% di ASPI – e non ritiene utile prolungare l’incertezza derivante dalla proroga di detto termine in attesa di ipotetiche offerte per tale partecipazione, anche alla luce dell’offerta vincolante in via di definizione da parte del consorzio di investitori che fa capo a Cassa Depositi e Prestiti per l’acquisto dell’intera partecipazione di Atlantia in ASPI (pari all’88% del capitale di quest’ultima)”. Edizione, si legge ancora nel comunicato, ritiene più opportuno coltivare l’unica operazione espressa dal mercato e, nel ribadire la propria fiducia nell’operato del consiglio di amministrazione di Atlantia, auspica che l’offerta venga quindi sottoposta al voto dell’Assemblea per la valutazione della stessa da parte di tutti gli azionisti.