Piazza Affari, sberla dazi Trump mette KO banche. Si salvano le utility

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Brutta partenza anche per Piazza Affari. Gli attesi annunci sui dazi da parte di Donald Trump sono stati peggiori del previsto e hanno già innescato le vendite sui listini asiatici e ora su quelli europei, con i future Usa che sono in rosso.
Arrivano le prime reazioni dall’Europa, con la dichiarazione di Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea, che si è detta pronta a una trattativa.
Intanto vediamo come si stanno comportando le big del Ftse Mib.
Come reagiscono i titoli a Piazza Affari
Nei primissimi minuti di contrattazioni a Piazza Affari, l’indice Ftse Mib mostra una flessione di quasi il 2% e scivola sotto la soglia dei 38mila punti (poco prima delle 9:30 scambia a 37.775,07 punti -1,77%). In rosso i bancari con Bper Banca che è tra le peggiori del listino con un ribasso di oltre il 4% in compagnia di Prysmian. Giù anche UniCredit e Popolare di Sondrio con cali di circa il 3,5%.
Male anche alcune big del comparto oil come Tenaris e Saipem che perdono rispettivamente il 3,8% e il 3% circa. Il petrolio oggi è sotto pressione in scia ai timori di una recessione che potrebbe impattare sulla domanda globale di greggio: in questo contesto il Wti scivola sotto quota 70 dollari al barile, mentre il Brent viaggia in area 72,4 dollari. Da monitorare anche il comparto automotive per il quale scatteranno, come già anticipato, tariffe al 25%.
Provano a tenere la barra dritta, con rialzi contenuti le big del comparto delle utilities: la migliore è A2A seguita da Terna e Snam. Viaggia controcorrente anche Campari.
Gli annunci di Trump sotto la lente
Ieri dalla Casa Bianca il presidente statunitense ha annunciato dazi di base del 10% sui beni importati negli Stati Uniti. La stretta entrerà in vigore dal 5 aprile. Alcuni paesi che l’amministrazione considera i peggiori trasgressori avranno delle tariffe aggiuntive che partiranno invece il 9 aprile. Tra i più colpiti la Cina con il 34%, il 20% sull’Unione Europea, il 46% sul Vietnam, il 32% su Taiwan e 36% per la Thailandia. La Casa Bianca ha chiarito che l’aliquota tariffaria su Pechino si aggiunge alle tariffe già in vigore del 20% sulle importazioni cinesi, il che significa che l’aliquota effettiva su Pechino è del 54%.
“Non renderò la cosa lunga o complicata. L’annuncio di Trump sui dazi è stato peggiore del previsto”, esordisce così nel suo annuncio odierno Ipek Ozkardeskaya, analista senior Swissquote. “Il dazio universale è stato fissato al 10%, in linea con le aspettative, ma i dazi imposti ai principali partner commerciali sono molto più alti: 34% per la Cina, 20% per l’Europa e circa il 24% sulle importazioni giapponesi. Il Regno Unito esce meno danneggiato con un tasso del 10%, mentre Vietnam e Lesotho sono i più colpiti con tassi tariffari rispettivamente del 46% e del 50% – sintetizza -. Naturalmente, Trump ha detto che i partner potrebbero negoziare con gli Stati Uniti per abbassare questi tassi, ma la tensione che si accumula nell’annuncio e lo shock iniziale saranno difficili da digerire per molti partner commerciali e molto probabilmente porteranno a ritorsioni. La Cina ha già annunciato che avrebbe limitato gli investimenti negli Stati Uniti, l’Europa ha già avvertito che ci saranno ritorsioni e il Giappone ha detto che proteggerà le industrie e i posti di lavoro nazionali”.
Barclays: rischi recessione in aumento
“Tariffe: peggiori del previsto“, titolano così gli economisti di Barclays il report post annuncio dazi. “L’annuncio dei dazi statunitensi è stato più aggressivo del previsto, in particolare per l’Europa e la Cina, con tassi al 20% e circa 54%. Sebbene ci possa essere spazio per la negoziazione, tariffe elevate e persistente incertezza aumentano il rischio di una recessione“, segnalano gli esperti della banca d’affari Uk aggiungendo che “queste nuove tariffe e la persistente incertezza della politica commerciale potrebbero peggiorare le prospettive economiche, sia a livello mondiale che europeo. Tuttavia, le dichiarazioni dalle autorità e il modo in cui sono state raggiunte le tariffe finali suggerisce che potrebbe esserci spazio per negoziati. Quindi è possibile che le tariffe annunciate possano essere viste come un limite massimo e possano essere riviste al ribasso, anche se una potenziale ritorsione da parte dei partner commerciali degli Stati Uniti contribuirebbe rischi al ribasso per la crescita”.
von der Leyen risponde a Trump: “l’annuncio di Trump duro colpo per economia mondiale”, ma pronti a negoziare
“L’annuncio del presidente Trump di imporre tariffe doganali universali su tutto il mondo, compresa l’UE, rappresenta un duro colpo per l’economia mondiale. Mi rammarico profondamente di questa scelta. Dobbiamo essere lucidi sulle immense conseguenze: l’economia globale ne risentirà gravemente. L’incertezza aumenterà vertiginosamente e innescherà l’ascesa di un ulteriore protezionismo“. Sono questi i primi passaggi della dichiarazione ufficiale di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea.
E ha aggiunto: “Allo stesso tempo, sappiamo che il sistema commerciale globale presenta gravi carenze. Sono d’accordo con il presidente Trump nel dire che altri stanno approfittando ingiustamente delle regole attuali. E sono pronta a sostenere qualsiasi sforzo volto ad adattare il sistema commerciale globale alle realtà dell’economia globale. Ma voglio anche essere chiaro: ricorrere alle tariffe come primo e ultimo strumento non risolverà il problema. Ecco perché, fin dall’inizio, siamo sempre stati pronti a negoziare con gli Stati Uniti per rimuovere ogni barriera residua al commercio transatlantico. Allo stesso tempo, siamo pronti a rispondere. Stiamo già ultimando un primo pacchetto di contromisure in risposta ai dazi sull’acciaio. E ora ci stiamo preparando ad adottare ulteriori contromisure per proteggere i nostri interessi e le nostre attività nel caso in cui i negoziati fallissero”.