Piazza Affari cauta, bene Ubi dopo nuova struttura organizzativa. Telecom sbanda con stop a Tim Brasil

Gli investitori continuano a muoversi prudenti tra gli allarmi lanciati dal Fondo monetario sulla sopravvivenza dell’euro e l’attesa per l’Eurogruppo di domani chiamato a definire il piano di aiuti per la banche spagnole. Guardando alle piazze internazionali, Wall Street e Tokyo hanno chiuso in rialzo. Gli indici americani hanno sfruttato i dati sul mercato immobiliare dimenticando per un momento la delusione del mancato QE3, mentre Tokyo ha interrotto una lunga striscia di ribassi consecutivi seppur tra scambi ridotti al lumicino. E così a Milano l’indice Ftse Mib cede lo 0,10% a 13.580 punti, mentre il Ftse All Share arretra dello 0,20% a quota 14.625.
Entrando nel listino milanese spiccano due storie societarie: Ubi Banca guadagna oltre 2 punti percentuali a 2,266 euro dopo il via libera alla nuova struttura organizzativa, mentre Telecom Italia scivola sul fondo del paniere principale con un tonfo di oltre il 5% a 0,705 euro.
Telecom Italia. Il titolo del gruppo tlc guidato da Franco Bernabè paga la decisione di Anatel, l’authority brasiliana delle telecomunicazioni, di bloccare la vendita dei nuovi piani tariffari delle tre maggiori società di telefonia mobile che operano nel Paese carioca: Tim Brazil, controllata di Telecom Italia, Oi e Claro.
La decisione, si legge nelle agenzie di stampa internazionali, è stata presa a causa degli scarsi servizi sulla rete e dei reclami dei clienti. Le tre compagnie rappresentano circa il 70% del mercato della telefonia mobile brasiliana. Tim Brazil non potrà vendere i suoi servizi in 19 dei 27 Stati brasiliani e, entro un mese, le compagnie dovranno presentare al regolatore i piani d’investimento per migliorare i loro servizi.
Ubi Banca. La banca lombarda ha annunciato ieri, a mercati chiusi, una revisione della struttura organizzativa finalizzata a semplificare l’operatività del gruppo “rendendola più snella, meno onerosa e più rispondente alle esigenze del mercato anche mediante l’adeguamento del modello di servizio alla clientela”. La riorganizzazione dell’istituto bancario prevede la riduzione dei costi annui a regime “stimata in oltre 115 milioni di euro” a partire dal 2014, di cui “almeno 70 milioni già nel 2013 tra minori spese amministrative e costo del personale”.
“Al raggiungimento di tale obiettivo concorrerà – recita una nota della società – la revisione del dimensionamento complessivo della rete di filiali con la chiusura o la vendita di 44 sportelli e la trasformazione di 78 in minisportelli, nonché interventi di razionalizzazione e semplificazione della struttura interna delle Banche Rete, della Capogruppo UBI e di UBI Sistemi e Servizi”. Ubi Banca punta a ridurre l’organico di circa 1.500 dipendenti.