News Notizie Mondo Pfizer indica dopo quanti mesi serve la terza dose vaccino Covid, Fda prende tempo

Pfizer indica dopo quanti mesi serve la terza dose vaccino Covid, Fda prende tempo

Pubblicato 16 Settembre 2021 Aggiornato 19 Luglio 2022 17:29
La Food and Drug Administration (FDA) ha pubblicato un'analisi di Pfizer sulla necessità di un richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19.

L'analisi afferma che i dati provenienti da Israele e dagli Stati Uniti nel contesto della variante delta suggeriscono che la protezione del vaccino contro l'infezione da COVID-19 diminuisce approssimativamente da 6 a 8 mesi dopo la seconda dose. Pfizer ritiene che una dose di richiamo è sicura ed efficace per allontanare il virus e nuove varianti. A detta di Pfizer i dati disponibili supportano la sua richiesta di approvazione da parte della FDA di una terza dose del vaccino COVID-19 da somministrare circa sei mesi dopo la seconda dose nelle persone di età pari o superiore a 16 anni.

Il presidente Joe Biden nelle scorse settimane ha affermato che prevede di iniziare a distribuire i richiami entro il 20 settembre, ma la FDA ieri ha rifiutato di prendere posizione a sostegno dei booster Covid di Pfizer. L’agenzia non ha ancora verificato in modo indipendente i dati e le conclusioni degli studi sull’efficacia dei booster di Pfizer. In merito agli effetti collaterali, lo studio di fase tre di Pfizer sulle dosi di richiamo del vaccino, che includeva un gruppo di circa 300 partecipanti di età compresa tra 18 e 55 anni, ha rilevato che il 63,7% ha sperimentato affaticamento dopo aver ricevuto i richiami, il 48,4% ha avuto mal di testa e il 39,1% ha avvertito dolore muscolare. La maggior parte delle reazioni al richiamo sono state di gravità lieve o moderata. Il rapporto ha anche rilevato che il 29,1% dei destinatari del richiamo ha avuto brividi, mentre il 25,3% ha avvertito dolori articolari. Le segnalazioni di febbre si sono dimezzate tra la seconda e la terza dose: il 16,4% dei partecipanti al secondo studio sulla dose ha riportato sintomi di febbre, rispetto all′8,7% di quelli nello studio di richiamo.