Notizie Notizie Mondo Il petrolio scende, le Borse si infiammano

Il petrolio scende, le Borse si infiammano

24 Luglio 2008 08:10

Il calo del petrolio infiamma le Borse di tutto il mondo. Da Londra a Francoforte, fino a Milano e Wall Street, le piazze azionarie globali hanno vissuto ieri una seduta di rimbalzo. E a dettare gli umori di mercato è stato ancora una volta l’oro nero.


Ieri a New York il future a tre mesi sul Wti ha perso quasi 4 dollari al barile, chiudendo in scivolata a 124,44 dollari al barile, il minimo dall’inizio di giugno. E durante la notte le quotazioni sono finite anche sotto i 124 dollari al barile. In caduta libera anche il Brent di Londra che ha oscillato per tutta la seduta intorno ai 125, massimo 126 dollari al barile, con una perdita di oltre tre punti percentuali rispetto al giorno precedente. Anche oggi, Brent e Wti si mantengono deboli. In questo momento il Brent è a quota 125,63 dollari al barile, mentre il crude oil segna una quotazione pari a 124,71 dollari al barile.


Ma la frenata del prezzo del petrolio non è solo questione di giornata. Già da metà luglio le quotazioni del greggio hanno intrapreso una fase discendente dopo i picchi raggiunti a giugno. Come mai questa inversione di tendenza? Alla base c’è il recupero del dollaro, la moneta con cui vengono espresse le quotazioni dell’oro nero. A questo si aggiungono elementi più reali, come i dati sulle scorte di benzina e distillati in Usa, che hanno registrato un aumento nella scorsa settimana. Inoltre i venti di uragano che soffiano sul Messico non sembrano minacciare le installazioni petrolifere e quindi le preoccupazioni per Dolly sono piuttosto limitate, almeno per il momento. Infine la conferma, arrivata ieri con il Beige Book della Fed, di un rallentamento dell’economia Usa, fa pensare a una minor propensione ai consumi di carburanti negli Usa.


Nonostante gli ultimi ribassi, le quotazioni del greggio rimangono comunque ben al di sopra dei livelli di inizio anno, di quasi il 30%. Il recente ripiegamento del petrolio dunque non ha ribaltato il suo trend di crescita. Anzi, potrebbe solo alimentare il rischio di spegnere il dibattito sulla speculazione e affievolire gli interventi per limitarla.