Petrolio: salita output dopo fine sanzioni ritarderà crescita dei prezzi, quotazioni sotto 80$ ancora per 2-3 anni (analisti)
La produzione di greggio iraniana è destinata a crescere nel 2016 ma ci vorranno anni prima che raggiunga il picco precedente. È quanto si legge in una nota diffusa dall’agenzia Fitch. Grazie all’accordo raggiunto oggi, a fronte del congelamento dei progetti sul nucleare Teheran potrà incrementare l’output di petrolio, fermo attualmente a 1,1 milioni di barili giornalieri.
L’Iran potrà incrementare la produzione, rileva Fitch, ma, in mancanza di investimenti materiali, nel 2016 sarà possibile recuperare meno della metà degli 1,4 milioni di barili che sono stati persi in questi anni (nel 2012 l’output del Paese si attestava a 2,5 milioni di barili giornalieri).
Per tornare ai livelli precedenti, “saranno necessari -riporta lo studio elaborato da Alex Griffiths- investimenti significativi e competenze ed è per questo che l’Iran potrebbe decidere di creare partnership con compagnie internazionali”. Si tratta però di progetti che “per i quali in genere sono necessari molti mesi di trattative […] e spesso anni per essere implementati”.
Va poi tenuto presente che l’accordo siglato a Vienna presenta una certa dose di incertezza
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visto che le sanzioni sono destinate a tornare nel caso di mancato rispetto degli accordi da parte della Repubblica islamica. “In un contesto caratterizzato da questa incertezza, è difficile che in un momento di ristrettezze le compagnie petrolifere internazionali impegnino flussi ci capitali consistenti in Iran”.
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probabile che l’offerta aggiuntiva di greggio in arrivo dall’Iran ritardi il processo di ripresa dei prezzi, “anche se ci attendiamo comunque un miglioramento delle quotazioni in scia dell’incremento della domanda e del taglio degli investimenti innescato dal collasso dei prezzi”. C’è poi la questione delle scorte visto che secondo le stime durante il blocco l’Iran avrebbe accumulato 40 milioni di barili di greggio a bordo di petroliere. “Crediamo che queste verranno scaricate gradualmente sul mercato per massimizzarne il valore”. In conclusione, Griffiths stima che “saranno necessari 2-3 anni per far tornare il Brent al suo costo marginale di 80 dollari il barile”.